Nonna, questo sei per me. Una nonna dolce, comprensiva e sensibile. La nonna di tutti in realtà. Una donna che ha trascorso la sua vita ad impegnarsi per salvare la vita di altri. Come una madre. Come una nonna che ama i suoi nipoti hai continuato a lavorare anche a cento anni per insegnare, per trasmettere ai giovani il tuo sapere, la tua voglia di capire, di comprendere, di scoprire, di aiutare.
Piccola grande donna. Primo Levi ti definì come “Una piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa”. Ed è così che io ti ho sempre vista. Da quando nel 1986, all’età di otto anni, vidi in tv una signora elegante che annunciava al mondo la sua scoperta avvenuta circa trent’anni prima, ritirando un premio, il Premio Nobel per la medicina, avevi individuato la molecola dell’accrescimento della fibra nervosa o NGF, indispensabile per combattere le malattie degenerative del sistema nervoso e dei tumori. Nella motivazione del Premio di cui sei stata insignita si legge: «La scoperta del NGF all’inizio degli anni cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo». Grazie. E che grande lezione di umiltà mi hai dato quando sostenevi nelle interviste che la tua era solo un’intelligenza mediocre sostenuta da tanto impegno, e ancora quando invitati noi ragazzi a creare, ad essere curiosi e a non subire il fascino di realtà predefinite e passive…dicevi: “Oggi, rispetto a ieri, i giovani usufruiscono di una straordinaria ampiezza di informazioni; il prezzo è l’effetto ipnotico esercitato da schermi televisivi che li disabituano a ragionare (oltre a derubarli del tempo da dedicare allo studio, allo sport e ai giochi che stimolano la loro capacità creativa). Creano per loro una realtà definita che inibisce la loro capacità di “inventare il mondo” e distrugge il fascino dell’ignoto”. Tu mi hai insegnato a guardare con fiducia al mondo, a non essere ostaggio della superstizione e dell’ignoranza, nel tuo libro in cui racconti la scuola ai ragazzi affermi “essere pessimisti è pericoloso e sterile. […] Quando mi rivolgo ai giovani li incoraggio ad affrontare la vita con serenità e impegno” e ancora “Nella vita non bisogna mai arrendersi, mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva”. Senatrice e prima donna ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze. Ed oggi che non ci sei più, che non possiamo più vederti ed ascoltarti in realtà rimani con noi, e in me risuona la tua voce che dice “Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente”.
Di Vera Iafrate