di Alberto Zei.
In tema dell’ articolo precedente
Era stato detto che la musica capace di rapire la nostra suggestione e di generare piacere emotivo non può comunque, prescindere dalle leggi dell’ armonia scoperte da Pitagora due millenni e mezzo fa. Esistono tuttavia per tutti noi delle divergenze sul concetto di piacevolezza musicale. Una di queste divergenze è sicuramente il settore di riferimento, come quello della musica sinfonica, del jazz , musica pop, e così via.
Si diceva che per quanto riguarda l’ emozione vi sono altre tipologie di transfert che la musica induce, come lo stordimento che provoca l’ alta intensità o la ripetitività dei suoni che esulano dal rapimento dell’anima; suoni che tuttavia esercitano su chi di questo va in cerca, una sorta di ipnotica ebbrezza in particolare durante la danza ma che nulla o quasi, ha a che vedere con l’ armonia
L’ articolo concludeva che Il coronamento di una composizione musicale, ognuna nel suo genere, è il livello qualitativo che essa contiene e che viene percepito dalla psiche con una scala di valori trascendenti che, se originano armonia, creano una spirale di piacere che genera piacere.
Questa volta si cerca di evidenziare che cosa esiste per ciascuno di noi, nella scala dei valori musicali che certe composizioni sono in grado di generare nella psiche di chi ascolta.
Il trascinamento
Vi sono delle composizioni che si caratterizzano meglio di altre per gli accordi che contengono e che si esprimono, non tanto per la loro “orecchiabilità” quanto per una sorta di variazioni e virtuosismi sul tema musicale trattato. In questo caso le variazioni aggiuntive al motivo portante raggiungono il massimo effetto armonico quando, senza discostarsi eccessivamente dalla linea fondamentale, ne integrano l’ ampiezza con ricchezza di effetti vocali e strumentali.
In certi casi abbastanza rari, quando gli intervalli sono seguiti da accordi tra le note fondamentali alle quali fanno seguito accordi delle note integrative, si raggiunge per piccoli segmenti musicali, anche una doppia serie armonica che non può sfuggire alla nostra attenzione, non già per la capacità di capirla razionalmente, ma solo per il trascinamento travolgente che indubbiamente riconosciamo e che avvertiamo come si sul dire, nel profondo dell’anima. Talvolta si ha la sensazione di essere presi per mano e di salire con un turbinio di note di avvolgente piacere in un abbraccio musicale indescrivibile, quanto avvincente.
Oltre l’ armonia
Nella storia della musica, diciamo da quando è stato possibile trascrivere le note sul pentagramma, si trovano in particolari brani musicali certe ricorrenze armoniche che durante le loro esecuzioni esemplificano in modo inequivocabile quanto prima descritto. Si ricorda ad esempio certi passaggi di un canto polifonico di epoca medioevale di autore ignoto contenuto nei “Carmina Burana. Altro esempio sono alcuni passaggi della “Toccata e fuga in mi bemolle” di S. Bach.
In epoca più moderna queste armonie composite, citando opere quasi a tutti note, ricorrono in alcuni segmenti musicali del balletto del primo atto della Carmen di Bizet. Effetti analoghi si colgono talvolta nei singolari impasti orchestrali (anticipatori di Debussy) del noto compositore russo Rimskij-Corsakov.
Discorso a parte dovrebbe farsi sul “Bolero” di Ravel per la seconda linea armonica che viene solo percepita ma non colta appieno a causa degli intervalli orchestrali che ne dissolvono la continuità.
Deve comunque, essere chiaro che il crinale che divide questo genere di melodia complessa da quello della tradizione musicale tipica di ogni brano che si rispetta, è particolarmente sfumato a causa delle interpretazioni personali a loro volta, tutte quante opinabili. Tuttavia il concetto resta.
Una seconda linea armonica
Vi è un brano popolare del complesso “N’sync” di qualche anno fa, accompagnato da musica elettronica, dal titolo “Bye bye bye”.
E’ tuttavia più facile credere che gli effetti ottenuti corrispondano più a una sorta di serendipità ottenuta dalle combinazioni elettroniche musicali, che alla precisa volontà degli autori di cadenzare accordi ed intervalli delle note di base con una sorta di seconda linea armonica autonoma e nello stesso tempo dipendente dalla prima, perché costituita dalle medesime note. Vero che questo effetto è più facile ottenerlo con la composizione elettronica che con quella tradizionale ma il risultato, che poi è ciò che conta, è comunque eloquente.
Per rendere l’ idea con una maggiore rappresentazione di immagine dell’ architettura orchestrale in questione, si può pensare lo stesso brano composto di immaginarie forme musicali geometriche di clessidre e coni sovrapposti, ora combacianti con i vertici, ora con le basi.
Analisi del brano
La musica inizia in sordina, assume progressivamente con un “largo” una forma più espansa per richiudersi con il leit motiv del brano nel quale domina la voce del solista.
L’ orchestra è surreale in quanto elettronica e non corrisponde ai requisiti tradizionali tipici del complesso vocale e strumentale ad archi o a ottoni.
Successivamente, dopo un “adagio”, il coro, riprende pressoché all’unisono in un falsetto “allargato” anche per la maggiore ricchezza strumentale; avanza ed incalza a ondate musicali di intensità variabile in maniera travolgente; poi inverte la simmetria come retrocedendo.
Contemporaneamente le vibrazioni della seconda linea armonica si fanno più strette fino ad assumere un andamento alternativamente tambureggiante e a tratti evanescente, lasciando spazio ad una suggestiva dissonanza del solista che invertendo il ruolo, accompagna il ritmo orchestrale alla conclusione della strofa.
Il brano è vibrante e coinvolgente a prescindere dal genere che può essere anche estraneo alla cultura musicale dell’ ascoltatore, ma non dalla formazione della melodia che fa parte dei meccanismi fisiologici della natura umana che sono riconducibili all’ Unità metafisica e che sono meravigliosamente simili, anche se non uguali, per tutti.