Tra riti e scongiuri, la schedina di calcio è diventata nel giorno d’oggi parte integrante del campionato di calcio italiano e non solo.
Per i fortunati e non, la prima stampa della schedina targata “Sisal, risale al 5 maggio 1946, grazie ai tre giornalisti, Massimo Della Pergola, Fabio Jegher e Geo Molo che portarono l’idea illuminante del “concorso a pronostici”.
Un paese in “bianco e nero” che stava per scegliere tra monarchia e repubblica e dove gridare “Ho fatto 13!” rappresentava il sogno di una vita migliore. Di quel primo foglietto colorato si stamparono 5 milioni di copie ma se ne giocarono appena 34 mila. Si trattava del campionato 1945-1946, l’ultimo della Divisione Nazionale italiana, poi susseguita dalla prima Serie A 1946-1947. La neo scommessa era dedicata alla seconda giornata del girone finale della Divisione, vinta in quell’anno dal Grande Torino.
La prima vittoria storica fu di Emilio Blasetti, grazie a ben sei X di fila, per un incasso di 463.846 lire. Grazie a quel trionfo, la vendita dei biglietti aumentò fino a raggiungere il dato statistico di una giocata ogni tre abitanti. Nel 1948 il governo nazionalizzò la schedina, che fu ribattezzata Totocalcio.
Indimenticabili i successi dei film dedicati al fenomeno nazionale del 13. Da Totò a Lino Banfi con il famosissimo “Bar dello Sport” dell’improbabile 2 fisso vincente di Juventus-Catania 1-2, senza dimenticare “Eccezziunale veramente” di Diego Abatantuono e del suo X vincente in Carrarese-Pro Patria.
Oggi con l’avvento delle nuove scommesse (Snai, Better, Sisal Matchpoint, Lottomatica, Goldbet, bet360 ecc..) la schedina del Totocalcio ha subito un netto ribasso di vendite. Ciononostante rimane ancora il mito dell’espressione «ho fatto 13!» un urlo liberatorio di gioia che voleva dire una nuova vita di ricchezze lontana dai problemi quotidiani.
Articolo di Alberto Fuschi