Michelangelo Letizia, nome e cognome. Faccio il giornalista, o meglio ancora, il “press-agent locale”. Cosa significa esattamente? Mi occupo delle relazioni che il giornale ha con il mondo della politica, la sfera economica e quella culturale del posto. Coordino la comunicazione, dando una forma – a volte una direzione – all’operato di più collaboratori giornalisti – affinché si possa sempre garantire una linea editoriale ‘globalmente funzionale al territorio’. Sì, perché un giornale locale è un mezzo utile a tutta la città che informa. E’ la carta degli abitanti. Ancor di più se si prefigge lo scopo di raccontare un’area vasta come quella romana, con tutte le sue influenze provinciali, regionali e nazionali. «Dobbiamo parlare delle piccole realtà che compongono l’intero assetto: valorizzare l’area metropolitana» Maggiore è il mio impegno in quest’ottica, maggiore – spero – sarà la penetrazione di Paese Roma.it su tutto il circuito romano e nel web. Le mie esperienze in merito sono già numerose. Ho scritto per giornali vari, soprattutto periodici locali romani. Conosco bene la realtà capitolina perché sono anch’io romano. Mi sono formato in queste aree. Una laurea in Sociologia alla Sapienza, un master in “Alta formazione al giornalismo” «dal quale – lo dico sempre – sono uscito con il massimo dei voti e col minimo delle capacità apprese ». Questo mestiere – mi rivolgo agli aspiranti – lo si impara sul campo, “per strada”, andando a sentire tutti, ma proprio tutti: commercianti, uscieri, pettegole di condominio, disgraziati vari, maniaci del protagonismo spicciolo, politici e politicanti vari. Dare spazio a tutti è un imperativo dal quale chi scrive e ‘fotografa’ la realtà, non può mai prescindere. Ma non siamo neanche i giornalisti vecchio stile con la schiena dritta per forza, del tipo “se no sei fazioso…”, perché – a livello nazionale è un conto – poi ti voglio vedere nel paesino di provincia o in Municipio romano a non ‘dare corda a tutti’, quantomeno perché ci devi convivere, «perché ci devi campare». Allora se dobbiamo ‘giocare’, giochiamo per davvero! Non facciamo la cronaca fredda della città, ma poniamoci come interlocutori “vivi” e “attivi” del gioco: politico, economico, sociale e culturale. Sei il giornale può contribuire al miglioramento oggettivo del luogo, attraverso la sua linea, «lo faccia pure e senza sentirsi in colpa, di non essere stato freddamente obiettivo». La realtà territoriale è sempre estremamente complessa, ma è di comunità che parliamo, infondo. Il miglior modo di rispettarle è sentirsi parte di esse. Michelangelo LETIZIA