di Alberto Zei
Sulla ipotesi della zecca – E’ arrivata di recente in redazione la notizia che un autorità in materia di numismatica, che nelle more della risposta del Ministero dei Beni culturali ad una interrogazione presentata dal Senato, ha espresso il proprio autorevole parere sulla autenticità della zecca marcianese.Si tratta della Prof.sa Lucia Travaini, docente di numismatica medievale all’Università di Milano, professionista di fama internazionale, considerata la maggiore esperta italiana di zecche e officine numismatiche, comprese sicuramente quelle ubicate nel nostro Paese, che così si esprime.
“L’esistenza di una zecca a Marciana, accennata da Zanetti – <studioso di zecche dei secoli scorsi> – non trova conferme numismatiche e soprattutto gli ambienti nei quali oggi si presume abbia avuto sede non sono assolutamente idonei all’uso come zecca. Anche per zecche molto importanti e monumentali erano necessari aria e acqua per quasi tutte le fasi della lavorazione e la struttura sotterranea attuale sede del ‘Museo Numismatico’ non presenta nessun requisito idoneo (in genere si aveva un cortile interno con pozzo centrale su cui si affacciavano le officine). Gli ambienti sotterranei di cui si tratta avrebbero potuto essere usati come deposito di materiali prima di essere inviati alla zecca che doveva avere altra ubicazione. La storiografia italiana (e non solo) presenta molti casi di zecche “inventate”, o per lo meno ingigantite, per amor patrio (quasi un mito delle zecche)”.
La rilevanza nazionale dell’ ipogeo – Questo ritrovamento, è stato preso anche in seria considerazione dal Parlamento. “Paese Roma” aveva trattato già da tempo riferito sul rinvenimento di questo sito, ipotizzato: luogo sepolcrale etrusco di notevole importanza archeologica e patrimoniale. Ma va anche detto, che il manufatto è stato forse troppo affrettatamente e allestito come Museo della zecca del Principato toscano di Piombino che sotto la signoria della famiglia Appiano, comprendeva territorialmente anche l’ Isola d’ Elba.
Archeologia comparata – Oltre alla rilevanza nazionale della scoperta, questo ritrovamento potrebbe prestarsi a mettere in relazione anche altri manufatti simili dell’ espansione territoriale etrusca, che come è noto si estende, per quanto riguarda il Lazio, fin quasi alle porte di Roma per proseguire poi, con altri ritrovamenti anche nel basso Lazio. In tal senso, si potrebbe ottenere da questo rinvenimento nuovi elementi di comparazione architettonica nonché di incisioni simboliche che di solito decorano pareti e volte. Si ipotizzano pertanto, nuovi arricchimenti culturali di questo misterioso popolo etrusco, proprio attraverso la nuova analisi semiotica comparativa che si avvale degli apporti conoscitivi di un sito per completare quella meno evidente, in altri. Un esempio è il caso in corso con l’ipogeo in terra Toscana a Castellina in provincia di Siena per la sorprendente struttura architettonica che sembra realizzata dalla stessa impronta manifatturiera anche se l’ipogeo di Marciana è unico nel suo genere per essere stato scavato non nel tenero tufo che caratterizza quasi tutte le tombe finora ritrovate, ma nel durissimo granito, che com’è noto è una delle più dure pietre della terra, a dimostrazione forse della indistruttibilità della tomba realizzata dalla potenza del ferro etrusco di cui l’Isola d’Elba era una vera e propria fucina.
La rilevanza nazionale dell’ ipogeo – Questo ritrovamento, come accennato, è stato preso anche in seria considerazione dal Parlamento, tanto che all’inizio dell’anno aveva dato luogo a un atto di sindacato ispettivo da parte di nove Senatori di 5 Stelle che con la Senatrice Sara Paglini dell’ area interessata, era stato presentato al Ministero dei Beni Culturali per chiedere al Ministro Franceschini delucidazioni sull’argomento di per sé molto dettagliato nello stesso preambolo dell’interrogazione.
La questione a tutt’ oggi, sta andando ancora per le lunghe in quanto i tentativi di chiarimento sulla ufficiale natura dell’ ipogeo che il Ministero dei Beni Culturali avrebbe espletato per il riconoscimento ufficiale di questo luogo recentemente portato alla ribalta della cronaca, vengono ritardati di volta in volta con varie motivazioni da parte di coloro, persone ed Enti contro interessati, che avranno sicuramente le loro ragioni a sostegno
ma che tuttavia non le rendono note. Quanto contro interessati? Tanto quanto basta per rinviare di volta in volta sine die, a Marciana, l’accertamento della realtà dei fatti. Tra i vari motivi, uno di questi, ma non è il solo, è che in quel sito il Comune di Marciana ha inteso allestire una struttura museale non a scopo dimostrativo di etrusche presenze ancorché sepolcrali, ma a ostentazione che allorquando l’isola d’Elba, intorno alla fine del medioevo, venne a far parte del Principato di Piombino sotto la Signoria della famiglia Appiano, fu realizzata una zecca; zecca che avrebbe battuto moneta del Principato, e quello sarebbe stato un luogo in cui questa sorgeva: meglio sarebbe dire in cui questa sprofondava, insieme ai fumi mortali della stessa fonderia, se in quell’ ipogeo la zecca vi fosse veramente stata.
A questo punto, almeno sotto il profilo numismatico, è ormai evidente che l’impedimento al riconoscimento del luogo sepolcrale etrusco a causa della ricostruzione storica della zecca del Principato degli Appiano, malgrado gli amletici dubbi degli incaricati dalla Soprintendenza, dalla quale il Ministro attende ancora una chiara risposta, non trova ormai più alcun riscontro nella realtà.
Neviera o cisterna – Ma le vicissitudini non finiscono qui perché altre due ipotesi si contrappongono ancora al riconoscimento ufficiale del sepolcro etrusco; ipotesi che stanti autorevoli rappresentanti della Soprintendenza Archeologia di Firenze che le sostengono, non si è per il momento in grado di anticipare l’esito, anche se sarà difficile dimostrare che possa trattarsi di una neviera dalle tipiche caratteristiche come quelle riportate in figura, oppure di un deposito d’ acqua, la cui forma peraltro è abbastanza intuibile.Allo stato delle cosecon le dichiarazioni della Prof.sa Travaini,
forse potrebbero essere già stati superati gli impedimenti al riconoscimento ufficiale di questo ipogeo di cui si avverte la necessità, non soltanto nell’ interesse di maggior conoscenza della cultura etrusca, ma anche per i nuovi aspetti di archeologia comparata che oltre al Lazio si estende molto più a nord.
In Francia ad esempio nelle terre celtiche l’ etruscologia viene curata con particolare attenzione intorno al Golfo del Leone ma anche in Borgogna, come nel caso della Tomba di Vix, della seconda metà del VI secolo a.C. Ci ritroviamo insomma, di fronte a reperti etruschi che vengono studiati all’ estero con quella somma cura che si auspica possa essere dedicata anche in Italia a questa grande scoperta.