PLATONE (Resp. – I, 347, C)
Non certo per denaro sono disposti gli onesti ad assumere cariche pubbliche, ne’ per ambizione; non vogliono infatti essere chiamati stipendiati, se per il loro incarico si fanno dare un compenso alla luce del sole, e non vogliono esser detti ladri se se lo prendono sottobanco.
Quanto al prestigio, non sono tanto ambiziosi da cercarlo come scopo primo. Anzi, deve presentarsi una vera necessità o deve esserci la minaccia di una sanzione, perché accettino un incarico.
E’ quasi considerata una vergogna proporsi spontaneamente per governare, senza aspettare che ce ne sia la necessità.
Quanto alla sanzione, la più grave è lasciarsi governare da uomini peggiori, se non si accetta di farlo di persona: evidentemente è proprio per timore di questa situazione che gli onesti accettano il governo, se e quando lo accettano; solo allora si presentano disponibili a governare: e non si fanno avanti pensando di poter sfruttare questo privilegio, ma considerano l’incarico come una necessità, non essendoci uomini migliori ne’ simili a loro, cui affidarlo.
Se esistesse uno stato di soli uomini onesti e competenti, la competizione sarebbe per non assumere le redini del governo, e non, come ora, per governare a tutti i costi.