Giovani, al lavoro!
Il tema della disoccupazione giovanile in Italia ha due facce. Da un lato è legato alla debolissima dinamica della crescita del nostro paese che, negli ultimi dieci anni, ha fatto registrare il più basso tasso di crescita al mondo. La mancanza di politiche orientate alla crescita economica e il pesante fardello del debito pubblico pesano soprattutto sulle giovani generazioni.
Le proposte che presentiamo non hanno la dimensione di riforme di sistema. Esse non possono sostituire o compensare altri capitoli fondamentali che, pur riguardando solo indirettamente i giovani, proprio dei giovani andrebbero a maggior beneficio: è auspicabile un alleggerimento della tassazione sul lavoro, in parte compensata da una più attenta e non distorsiva tassazione sulle attività finanziarie e sulle rendite; è urgente una ripresa vigorosa delle liberalizzazioni dei mercati e delle professioni; è necessario un intervento unificante sulla disciplina del mercato del lavoro che, favorendo il lavoro stabile, renda più serena la vita delle persone e contribuisca ad una ripresa della produttività; è fondamentale tornare a investire sulla formazione e sulla ricerca, portando a termine riforme che da venti anni vengono scritte per poi arenarsi sempre all’ultima boa.
Le nostre proposte, direttamente o indirettamente, affrontano tutti i temi appena richiamati: se attuate, consentirebbero un salto di qualità nell’arco di pochi anni, con riferimento a tre questioni: quella degli squilibri distributivi, quella del patto fiscale tra cittadini, quella della crescita economica.
La prima proposta riguarda la pressione fiscale. Pensiamo sia necessario che lo Stato inizi a chiedere meno risorse ai suoi cittadini e allo stesso tempo pretenda che quanto chiesto venga corrisposto. Soprattutto è importante che i cittadini abbiano la percezione di come questo legame li vincoli a un rapporto di reciproco rispetto.
Per questa ragione, proponiamo che il recupero dell’evasione venga utilizzato per ridurre l’imposizione. A cominciare proprio dai giovani.
La seconda proposta riguarda invece la difficoltà di fare impresa nel nostro paese per i più giovani. Secondo un recente rapporto curato dalla Banca Mondiale, l’Italia è all’ottantesimo posto. Per invertire questa china suggeriamo di intervenire sull’accesso al credito, dando maggiori garanzie se l’imprenditore o la maggioranza dei titolari ha meno di 34 anni e non è titolare di impresa; sulla semplificazione fiscale, attraverso la completa esenzione dagli oneri fiscali per le nuove imprese in cui la maggioranza dei titolari abbia meno di 34 anni e non risulti già titolare di altre imprese; infine, sulla semplificazione normativa, con l’istituzione in maniera selettiva e non casuale di centri per l’imprenditoria giovanile.
La terza proposta, infine, riguarda uno degli aspetti più problematici della disoccupazione giovanile, la cosiddetta disoccupazione intellettuale. Una fetta ampia di giovani laureati rimane a lungo disoccupata: nel 2009 la percentuale di laureati era persino leggermente superiore tra i disoccupati che tra gli occupati. Il cuore di questa proposta è quello di aumentare drasticamente il numero di borse di studio: gli studenti più meritevoli dovrebbero poter accedere all’università senza dover pagare le tasse di iscrizione e ricevendo un modesto contributo per vitto e alloggio. La dimensione del finanziamento dovrà riguardare circa 100mila studenti universitari l’anno a regime, ossia distribuiti sui diversi anni di corso. Questo numero comporta un costo notevole, da noi stimato in circa 1,2 miliardi di euro l’anno.
Noi proponiamo che questa misura venga finanziata attraverso l’aumento permanente di un anno dell’età di pensionamento per le pensioni di vecchiaia e anzianità, sia per gli uomini che per le donne.
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