Ci risiamo. Solito problema. Un persona a me molto cara mi dice che quasi quasi seguirebbe il consiglio proprinatole di congelare i propri ovuli. Non si sa mai… In un futuro non troppo lontano l’eletto potrebbe incontrare il ‘Principe Azzurro’!
L’età avanza; si va verso i quaranta e, si sa, alla quarta decade iniziano a ridursi le chance di essere fertili! Si ha tutto (bellezza, bravura, professionalità, spessore morale ed economico), ma si cerca ancora qual tassello che possa incastrarsi nel mosaico del proprio progetto esistenziale.
Già, perché siamo noi i ‘programmatori del nostro software’ psico-fisico! E se le cose non vanno come il nostro cervello ha preordinato, se un piolo della scala salta … crisi! Cosa ti aspettavi, allora, se tutto il mondo esterno ti dice che non sei abbastanza, che il mito della eterna giovinezza non è poi così irraggiungibile (basta una crema alla bava di lumaca, un filler a base di botox, oppure una terapia genica et voilà: il manichino è rimesso sul proprio piedistallo, pronto per essere esposto in vetrina ed ammirato dai passanti del Paese delle Vanità), che se non entri in una taglia 40 (misura ragguagliata, peraltro, alle esili forme cinesi) sei una sfigata, che se a 35 anni almeno non sei realizzata sul lavoro, indipendente, emancipata, sposata e, meglio ancora, con minimo due figli puoi dichiarare tranquillamente fallimento…?
Quante attese incombono sulle nostre teste come spade di Damocle e noi nemmeno ce ne rendiamo conto, al punto da addirittura giustificarle, farle nostre, tanto ne siamo impregnati?
Chi è qui Dio e chi Io? Perché se per noi Io uguale Dio, allora a cosa vale credere in un Essere superiore se poi ci consideriamo frutto di generazione spontanea?
‘Stolto’ direbbe il Signore ‘non ricordi che io ti ho creato? Che tutta la tua vita è un pellegrinaggio per tornare da dove vieni?’.
Vorrei proprio vedere il volto di Dio mentre parliamo di queste cose… Ride? Piange? Sghignazza? Si rattrista? Si schernisce della nostra limitatezza mentale?
Tutto procede da Lui e tutto a Lui torna… Ciò mi fa venire in mente l’immagine di una goccia d’acqua che si ricongiunge nel suo apice, la quale, a sua volta, richiama l’idea dell’acqua intesa come fonte produttrice di vita. Noi siamo frutto di quella creazione, di Qualcuno che, dall’alto, ha aperto il rubinetto e fatto scorrere milioni di gocce di vita sul mondo. D’altro canto, anche Madre Teresa si definiva come una ‘goccia nell’oceano’ e le future madri recano in sé, nel sacco amniotico, un’abbondanza di acqua per il nascituro.
Le cose non vanno come previsto? Pazienza! Siamo umani, ossia finiti, limitati, creati! Forse, non devono andare così, perché per noi sarebbe male o perché il Signore ci ha preparato un piatto migliore. Non colmiamo il vuoto delle nostre incubatrici con qualche pargoletto? Perché dannarci? E, soprattutto, chiediamoci se questa smania di riprodursi sia per compensare un nostro bisogno o meno, sia fame di avere vita in sé, oppure di darla. Perché comunque i figli sono doni del Cielo, non obbligate pretese e sono tutti uguali dinanzi al Signore. Nove mesi di gravidanza non cambiano le cose e rendono il figlio proprio unico erede a pieno titolo. Adozioni, affidi, sono strade alternative per dare, se davvero ce n’è. La linea è molto sottile tra amore, che dona se stesso e possesso, che vuole per se stesso, tra un Dio altruista e l’Io, concentrato sulle proprie necessità. Funamboli, camminiamo su di essa, ogni giorno scegliendo da che parte stare: quella del Bianconiglio o del Grillo Parlante, dei cesellatori di fallaci vitelli d’oro o degli osservatori delle tenaci Dieci Parole?
Saveria De Vito
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