Anedonici, abulici, con difficoltà a comunicare e stabilire rapporti affettivi
La società attuale, multiforme e multietnica e frenetica, crea sempre più episodi di devianza sociale. A rimanerne coinvolti purtroppo in misura crescente sono giovani e giovanissimi. I fatti di cronaca dai contorni inquietanti e violenti stanno tratteggiando un tracciato da analizzare attentamente per intervenire in modo tempestivo. Prima che sia troppo tardi. Sociologi e psicologi si ritrovano uniti per fronteggiare nel cercare di creare strategie comuni. Dopo i vari fatti drammatici scuole, oratori e amministrazioni hanno cominciato un percorso di informazione e conoscenza del disagio, nelle scuole e in convegni, per aiutare alla formazione di giovani sani, che possano essere un domani adulti responsabili e forti. Pochi anni fa, quando si parlava di disagio, ci si riferiva in particolar modo al disagio adolescenziale, a quella piccola fase della vita che comporta cambiamenti nel fisico e nel carattere, che impone una diversa socializzazione, che separa il mondo dell’infanzia a quello dell’età adulta. I rischi erano dunque per le debilezze psicologiche che potevano sfociare nell’uso e nell’abuso di droghe, nel cattivo rapporto con il cibo, con il rischio dell’estrema chiusura verso l’esterno. Oggi invece i confini sono cambiati. Ma sono cambiate anche le relazioni affettive nel contesto famigliare. Le più importanti agenzie di socializzazione, famiglia e scuola, sembrano agonizzanti. “Si fa difficoltà a stare dietro ai bambini di oggi- dichiara un’insegnante elementare – viviamo sempre più situazioni di disagio famigliare che inevitabilmente si ripercuotono sulla socializzazione e la scolarizzazione dei piccoli. Abbiamo bambini di sei anni che non riconoscono assolutamente l’autorità. Questo è grave perché il non riconoscimento dell’autorità comporta anarchia e l’ingovernabilità diventa assoluta. Io sono un’insegnante con venti anni di esperienza e vi assicuro che non ho mai assistito a bambini così disagiati” La pre-adolescenza e l’adolescenza oggi guardano al mondo degli aduti. Sembrano una pantomima mal riuscita, un’imitazione sbiadita dei grandi che si rivolgono loro con sempre più accessibilità e meno severità. Le figure genitoriali sembrano vacillare sotto il pugno di ferro dei ragazzi. E dalla difficoltà di vivere propria dei giovani degli anni ottanta e novanta, si passa alla troppa voglia di vivere e bruciare la vita dei giovani del 2000. Ricerca di stimoli intensi, di sensazioni forti come una ricerca esasperata definita dalla psicologia “sensation seeking” patologia che porta i ragazzi a provare una sorta di insensibilità verso le gratificazioni della quotidianità e ricercare il piacere solo negli eccessi, nel rischio. Anedonici, abulici, annoiati,, con difficoltà a comunicare, a stabilire rapporti affettivi e amicali. Si evidenzia una forte tendenza all’aggressività, alla dipendenza dal denaro, alla sete dell’avere,senza costruzione dell’essere. Il ricorso alle “droghe alte” (cocaina) e l’isolamento affettivo, sfociano in gravi disturbi psicopatologici. Sempre più attenzione viene rivolta alla fuga in pseudo-realtà mistiche, in sette e culti magico-misterici- telematici. Internet diventa un mezzo per condividere esperienze estreme e raccontare giornate senza progettualità, senza nessuna evoluzione, senza impegno o scopo.
Silvia Buffo