-Porti la Kefia?
“Si”
-Ma è per una scelta ideologica o perché è di moda?
“No,perché ci credo”
-E che significa?
“E’ un simbolo contro Palestinesi e Israeliani”
-Contro tutti e due i popoli?
“Si”
-Sei sicura?
“Boh…”
-E’ un sostegno per uno dei due…
“Si certo lo so”
-Ne sei convinta?
“No”.
Questa è la conversazione con una giovanissima ragazza di “sinistra” ferma alla stazione e che sta discutendo animatamente con un coetaneo di “destra”. Ma poi proseguendo nella chiacchierata con me non sa neanche chi sia D’Alema. Esempio della gioventù di oggi, lontana da tutto
Leggerezza e rapidità. Questi gli aggettivi che identificano la nuova generazione, che potremo definire “Generazione Easy”. Ma anche schizofrenia e indefinibilità. La schizofrenia dettata da una società difficile da capire,informe e multiforme insieme, che invece di dare concretezza, risposte e sostegno genera ansie e paure. E il periodo più difficile del percorso di crescita dell’essere umano, l’adolescenza, non trova in essa che
maggior confusione. Modelli sbagliati e contraddittori si presentano ai ragazzi e le risposte sono spesso più che drammatiche. E Indefinibilità: difficile identificare un “genere”, difficile distinguere i ragazzi secondo le vecchie tipologie. Questo per due motivi fondamentali: il primo è che l’età adolescenziale si è abbassata molto (oggi per adolescenti si devono intendere già i bambini di dieci anni, e la giovinezza si è allungata sino a comprendere anche i trentenni) il secondo motivo è che non esistono più le forti ideologie nella subcultura giovanile.
Griffati, annoiati, svogliati, così appaiono i teen-ager di oggi. Non più lotte ideologiche, non più politica ma solo alta dedizione a tecnologia, marchi aziendali e facebook. Il tributo della passata generazione al consumismo: i propri figli. Tartassati da spot pubblicitari, alienati da ore e ore di calcio (truccato), imbambolati dalla Play e rapiti da facebook, i ragazzi oggi si caratterizzano per le estreme protuberanze aggiuntive del corpo: i-pod alle orecchie e cellulare in mano. E dalla onnipresente TV che detta il loro modo di essere, di vestire, di sentire e di agire. Ed ecco che possiamo fare subito un confronto dall’ 80 al 2011. Con le limitazioni che un articolo di poche battute impone. E vediamo come i bisogni sociali dell’uomo, in continuo movimento, trovino espressione nei giovanissimi. Negli anni ’80 vigeva il bisogno d’Essere. Lo testimoniavano le bande dei “Tozzi” dei “Paninari” e dei “Metallari”. Poi arrivano gli anni ’90 e si deve “Dire”: parlare, comunicare, entrare in relazione con gli altri persi in una realtà scolastica quotidiana con barricate ideologiche, chiusi in gruppi estremi e rispettosi pedissequamente della moda che rifletteva l’appartenenza partitica ( bomber, anfibi, capelli cortissimi per la destra; abiti colorati, poca attenzione al look, capelli rasta per la sinistra), i ragazzi scoprono il bisogno di parlare e di raccontarsi, ed ecco che la tv corre loro incontro con i Talk Show come “Amici” che creano una competizione forte e che fanno scontrare-incontrare i ragazzi dando loro ciò che cercano: essere ascoltati. Ed ecco che anche la tecnologia, comincia a capirlo rivolgendosi a loro con una massificazione di telefonini a costi irrisori. Oggi i ragazzi parlano ed ascoltano con le ultime tecnologie, appartengono, grazie alle bande metropolitane e ad un certo tipo di moda che viene da loro reinventata per “essere unici e uniti al gruppo”, ciò che gli serve è il poter FARE e il poter APPARIRE. Ecco dunque la “GENERATION REALITY”, che vive di e nei reality, che entra in tv e si esibisce, risponde pedissequamente a ciò che l’agenda dei media vuole. Ragionano per stereotipi e vogliono che tutto sia facile per loro, dalla lettura ( stampa free e libri pocket) alla scuola (percorsi sempre più leggeri) allo sport (utilizzano in misura crescente elettrostimolatori per non far alcuna fatica) alla socializzazione ( preferiscono essere seduti comodamente in camera e relazionarsi tramite Fb) . Anche la sessualità è a un bivio e viene vista come un qualcosa di normale e solo da “sballo” e nel “rischiare”. A quattordici anni uno su dieci ha avuto il suo primo rapporto e a 16 quattro su dieci sono a rischio “AIDS” e malattie sessualmente trasmissibili. Generazione tendente all’uso e all’abuso di droghe e alcool e alla devianza delle tre “V” Violenza- Velocità e Virus. Questi i killer in agguato. Perché è con il rischio che troppo spesso che essi “vivono”. Indifferenti e insicuri si schermano dietro un’apparenza di superiorità, all’atteggiamento da duri. I ragazzi di oggi hanno bisogno di guide, di regole e impegno. Bisognasta agli ascoltarli, aiutarli e sorreggerli nel farli essere il meglio, per poterli definire in termini positivi “Thumb Generation” o “Blog Generation” cioè la generazione più in gamba, la supertecnologica.
di Vera Iafrate