Siamo davvero o siamo stati il lato peggiore dell’Italia?
Noi, precari o ex precari?
Oppure abbiamo ereditato il lato peggiore dell’Italia (bustarelle, raccomandazioni, favoritismi proprio sotto il nostro naso e alla luce del sole, senza nessuna remora)?
L’audacia di sentirsi invincibili, invulnerabili si è talmente spinta oltre da creare l’effetto paradosso: siamo noi la parte della mela marcia, il lato scuro della Luna, la zavorra di una nave economica che stalla.
Sinceramente, poche volte in vita mia mi sono sentita così offesa…
Tutto ciò che siamo è invisibile agli occhi di chi dovrebbe vedere, tutto ciò che diamo è sempre zero.
Eppure, il grosso della sanità, della ricerca si regge proprio sul precariato, su forza lavoro ridotta a semplice unità produttiva succedanea, vessata, proprio per lo stato di necessità, da una pesante situazione di soggezione da parte di poteri privati e pubblici.
Se il nostro Signor Ministro avesse urgenza di farsi visitare per un problema di salute e, per caso, si trovasse davanti un camice bianco precario, proferirebbe ancora quelle parole urticanti?
Se si ammalasse di una patologia rara, quel ricercatore a tempo, a progetto, quanto gli sarebbe utile?
E’ facile parlare per chi non ha vissuto e vive con difficoltà la sfida quotidiana contro l’incertezza del futuro, che ti strappa la fissità, la progettualità, talvolta anche la speranza.
Tanti ragazzi vorrebbero andare a vivere da soli, autonomizzarsi, ma non possono, perché oggi come oggi con qualche centinaio di euro mensili di retribuzione non trovi in affitto nemmeno una stanza…
Chi paga i conti di chi?
Chi deve fare i conti con chi?
E’ così scarsa la considerazione di tanta forza lavoro da girarle anche le spalle mentre ti porge una semplice domanda?
Quella forza lavoro, signor Ministro, sono i Suoi figli che potrebbe aver avuto, sono i Suoi Italiani che rappresenta, sono innanzitutto PERSONE.
Esattamente come Lei.
Vittime di un mondo che non sorride loro.
A differenza di Lei.
Saveria De Vito
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