COMUNICATO STAMPA del 12/12/2011
FARMACI E LIBERALIZZAZIONI: inaccettabili il ricatto e le minacce di Federfarma.
Il Governo non retroceda sui farmaci di fascia C, anzi deve eliminare il limite dei 15mila abitanti.
La casta farmaceutica preoccupata solo del proprio altissimo reddito.
L’attacco di Federfarma, senza risparmio di mezzi finanziari, alla misura prevista dal Governo di liberalizzare (sia pure solo parzialmente) la vendita dei farmaci di fascia C, è inaccettabile. La lobby potente ha comprato le pagine dei giornali per mettere in guardia i cittadini da un “aumento potenzialmente pericoloso dei consumi di farmaci” e da un peggioramento qualitativo del “sistema farmacie”, lanciando anche una raccolta di firme.
Il Movimento Difesa del Cittadino respinge come assolutamente infondata questa previsione, che configura un vero e proprio “procurato allarme” e un “falso ideologico” e affiancherà azioni di denuncia anche penale. Federfarma tace invece sui vantaggi che hanno procurato ai cittadini i primi provvedimenti di liberalizzazione dei farmaci avviate a suo tempo dal ministro Bersani, con l’apertura delle parafarmacie e dei corner nella grande distribuzione, che hanno portato ad un abbassamento dei costi per circa il 20% e alla creazione di oltre 5.000 posti di lavoro per giovani farmacisti.
Questo i cittadini lo sanno e tutti i sondaggi sulle liberalizzazioni mettono al primo posto proprio quella dei farmaci, sia come conoscenza che come apprezzamento degli italiani.
Il vero timore della casta farmaceutica è che vengano ridotti i lautissimi margini di guadagno dei farmacisti titolari, che si collocano da molti anni al secondo posto come reddito procapite tra i contribuenti italiani.
Il Governo Monti non può retrocedere accettando il ricatto dei farmacisti, preoccupati non della salute degli italiani ma della consistenza del loro portafoglio, e anzi deve rimuovere quel limite incostituzionale e irrazionale dei 15mila abitanti per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, che escluderebbe oltre il 35% dei cittadini italiani dei piccoli centri, proprio quelli dove il reddito procapite delle famiglie è più basso.
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