Roma – Sfilata di manifesti in onore di Arkan, la Tigre dei Balcani, innalzata ad icona dall’ultradestra. I manifesti, naturalmente abusivi, sono apparsi a Roma dal Muro Torto alla Tangenziale.
L’evento è un tantino inquietante se si pensa alla vita di questo personaggio, assassinato nel 2000 a Belgrado. Zeljko Raznatovic è stato tra i più ricercati dall’Interpol negli anni ottanta- novanta per vari crimini e omicidi commessi in vari paesi europei ed è stato infine incriminato dall’Onu per crimini contro l’umanità, per genocidi e atti di pulizia etnica. Militare serbo e leader paramilitare, Arkan ha avviato la sua “carriera” svolgendo attività spionistica per conto della polizia segreta jugoslava occupandosi anche dell’eliminazione di molti nemici dello Stato, la Repubblica Federale Socialista, in cambio di protezione, armi e documenti falsi che gli permisero di rapinare tutta Europa, anche un ristorante milanese. Tra il 1992 e il 1995 le sue truppe furono responsabili di 400 omicidi, altri 600 assassinii negli insediamenti bosniaco- musulmani, misero in piedi un campo di concentramento per bosniaci musulmani e croati, massacrarono più di 20.000 persone a Prijedor e paesi vicini, fecero pulizia etnica a Sanski Most uccidendo 700 persone e altre 180, soprattutto donne e bambini (le fosse comuni sono state aperte nel 1997); parteciparono anche al massacro di Cerska in cui morirono altre 700 persone e aiutarono Ratko Mladic, un altro militare serbo dalla lunga lista di vittime, ad eseguire esecuzioni di massa a Srebrenica.
Naturalmente la sua vita è stata più lunga, ma queste poche notizie dovrebbero bastare a far sorgere il dubbio. Io, almeno, non posso fare ameno di chiedermi perché l’immagine di un personaggio simile dovrebbe insozzare le mura romane. Alessia Forgione