Arte e cultura e incontri nell’ area di Roma Capitale/
Servizio a cura di Alberto Zei/
Giorni fa, mi ero recato ad Ostia ad intervistare alcune persone, tra quelle recentemente arrivate in questo centro, per un servizio demografico del giornale. Dovevo farmi raccontare da qualcuno la sua storia per comprendere quali ragioni continuano a spingere molte gente a prediligere l’ area romana rispetto ad altre altrettanto amene. Alla fine del pomeriggio ero sul lungo mare dove intorno agli spiazzi di accesso alla spiaggia molta gente ancora assaporava il tiepido sole di una giornata del preludio di primavera.
Mentre mi dirigo con il microfono bene in vista, per non creare sorprese in seguito, verso un gruppo di persone particolarmente loquaci e sicuramente non romane, vedo ad un lato del passaggio sulla spiaggia una figura di giovane donna seduta in atteggiamento orientaleggiante su una piccola altura di erba e sabbia. Rimango sorpreso dalla grazia del portamento che contrastava con la apparente scomodità: le gambe raccolte e semi intrecciate consentivano al suo corpo di stagliarsi diritto sullo sfondo velato del mare, come si trattasse di una tavolozza di un pittore. I capelli lisci di un nero brillante che le cadono sulle spalle contrastano con il bianco suo viso pensieroso e leggiadro. Cambio idea tra gli sguardi incuriositi della gente a cui prima mi ero avvicinato; mi fermo, poi mi sposto con passi alquanto incerti verso di lei.
Quando le arrivo vicino sento che sta sommessamente canterellando; mi faccio coraggio, mi presento mostrando il microfono e chiedendole per un giornale che si occupa di Roma e di chi, come lei, ha scelto questi luoghi per dimorare, un intervista sulle ragioni della sua presenza. Lei garbatamente ascolta acconsentendo di rispondere alle mie domande.
Chi sei tu – cominciai scherzando – Ti vedo assorta con un’ aria un po’ spaesata e un po’ sognante, come se ti trovassi in un luogo che non conosci ma che tuttavia sembra attrarti al punto da rimanere anche così scomodamente seduta.
“Non scomodamente? .A me piace, mi tranquillizza”
Il tuo atteggiamento cosi compenetrato dai tuoi pensieri – dicevo lasciando cadere l’ iniziale sorriso per dare più serietà alla domanda – mi fa credere che avresti molto da dire. Mi racconti qualcosa della tua vita?
Questa volta è lei che mi guarda con un sorrisetto tra l’ ironico e il malizioso senza parlare. Sto per rifarle la domanda ma lei mi precede.
“Sono sarda, mi chiamo Laura……Laura Pinna, ho lasciato la mia amata isola poter inseguire un sogno d’ arte. Quando mi chiedono qual è la mia casa, non riesco a rispondere perché ne cambio così tante, forse la mia casa è ovunque, ma il sangue è sardo…”
Quindi il tuo sogno per l’ arte che si identifica con Roma, lascia trasparire il desiderio di scoprire nuove cose che evidentemente ancora non conosci ma che non sono proprio a portata di mano. Intendo dire che se prima non si acquista la necessaria disinvoltura professionale per le differenti situazioni che si incontrano, è difficile improvvisare dopo. Ne convieni?“ Per poter inseguire un sogno devi aver la forza di cominciare da zero, bisogna saper lottare e fare sacrifici, crearsi nuove amicizie, riuscire a conquistare la fiducia di nuove persone, adattarsi ad una grande città ed ambientarsi…io ero abituata al caffè giornaliero con gli amici, ad andare al supermercato o nelle attività commerciali dove tutti mi chiamavano per nome; mente venire qua è stato un grande stravolgimento della mia vita: passare da un paesino di quattro mila abitanti ad una città di cinque milioni è stato traumatico anche se non l’ho mai dato a vedere a nessuno… Ho dovuto farlo da sola, senza una famiglia, senza amici, senza nessuno, io in compagna di me stessa in una città così immensa. Questo è stato il traguardo maggiore. Poiché ho superato la paura più grande, quella della solitudine che ogni tanto paradossalmente ricerco. Con il tempo ho saputo costruirmi, agli inizi prendevo autobus a caso senza sapere dove andare per poter esplorare la città che così ho imparato a conoscere, ed ho avuto la fortuna di frequentare validi corsi di recitazione
Non ti avevo fatto domande sull’ arte in quanto avendoti visto in aspetto sognate prima e canterellare tra te e te dopo, per altro con una leggiadra vocetta, ho creduto che fossi interessata al mondo musicale. Se invece, parli di scuola di recitazione allora è il teatro di prosa che ti interessa. Intorno ai teatri si incontrano inizialmente tutti i futuri talenti dello spettacolo, poi… Anche tu avrai conosciuto diversa gente e quale impressione ne hai avuto?
“Ho incontrato tante persone, ognuno ha lasciato in me qualcosa e qualcuno è diventato mio amico, tanto che ora mi sento a casa ben voluta, non mi sento più sola ed ogni giorno ho occasione di conoscere nuove persone. Roma mi ha adottato, la sento ormai come la mia seconda famiglia . Ringrazio questa città, perché anche se si muove così di fretta, mi ha insegnato e continua ad insegnarmi tante cose importanti. Sento che la strada che ho intrapreso mi sta aiutando a realizzare i miei sogni. E’una strada con tante emozioni, belle, brutte, dolci ed amare; ho riso e pianto, ho conosciuto persone, alcune meravigliose e posso dire che sto vivendo davvero……che ora ogni volta che mi devo allontanare ne sento la mancanza… “
Avverto nelle tue parole tanto entusiasmo della vita, che molti giovani come te cercano tenacemente di trasfondere dai sogni alla realtà. Ma quanto impegno e soprattutto quanta perseveranza riesci a infondere in te stessa per credere a ciò che fai?
“I sogni richiedono forza e sacrifici, ma tanto tanto amore, per un sogno si supera tutto, l’importante è crederci sempre; anche quando la strada è difficile bisogna percorrerla senza arrendersi mai… Se hai veduto il film “Vanilla Sky”, ricorderai sicuramente il detto : .. …perché, senza l’amaro, amico mio, il dolce non è tanto dolce. Il mio viaggio lo racchiudo in questa frase, perché inizialmente è stato un trauma lasciare la mia isola per la grande città: un piccolo paese per “Roma l’ eterna”: una megalopoli di cinque milioni di abitanti! Dapprima sei completamente sola con te stessa mentre affronti il gigante più grande: la solitudine”
Il sole si screziava in bagliori di luce tra i sui capelli. Pian piano mi rendevo conto che quella non era più un’ intervista ma un colloquio. Alla mia estraneità era subentrata, infatti, una partecipazione da prima neutrale ma che tale almeno, doveva ritornare ad essere. Le chiesi allora, per riprendere l’ intervista.
Come spieghi questa sorte di timore reverenziale nei confronti di una grande metropoli se ti senti poi, così coraggiosa nel far fronte alla solitudine?
“Io della solitudine ne ho sempre avuto paura perché amo la compagnia, anche se ho sempre fatto una vita come cittadina del mondo con il cuore innamorato di tutto, perché non aver un luogo fisso dove stare, non significa necessariamente non affezionarsi o non voler bene, anzi… e grazie a questa esperienza ho affrontato la mia paura più grande………….”
Mi ricordi una frase di un artista toscano, Ardengo Soffici del movimento futurista di inizio secolo scorso, che temeva e amava come te la sua libertà, pagandone talvolta anche il prezzo. Era un pittore ma anche un poeta: “Malinconia, ninfa gentile, la vita mia consacro a te”. Laura – le dissi – qui dietro sulla strada c’ è un bar, mi piacerebbe prendere un caffè insieme a te. Che ne pensi?
Mi rispose con un dolce sorriso: “Sono arrivata tardi perché l’ autobus non passava”
Lei guardava verso l’ orizzonte il tramonto sul mare; io il sole che si liquefaceva in arancio sui vetri delle finestre. Alberto Zei