Fino al 2 settembre sono esposti, al Museo dell’Ara Pacis, capolavori di quegli artisti come Malevič, Kandinskij, Chagall, Rodčenko, Tatlin che nei primi del Novecento andavano ad istituire l’arte d’avanguardia in Russia e di seguito si affiancano opere di artiste donne quali Natalia Goncharova, Olga Rozanova, Lubov Popola dello stesso contesto.
Oltre settanta sono i dipinti esposti nella Capitale, affiancati da modelli architettonici provenienti da vari musei regionali russi di città come Kazan, Kirov, Krasnodar, Nizhny e principalmente dalla Galleria Statale di Tret’yakov integrati da documenti filmici ed un’installazione di Pablo Echaurren.
Dopo la tappa palermitana, l’esposizione giunge a Roma ampliata di sette nuove opere: Lo spazzino e gli uccelli di Chagall per la prima volta in Italia ed altre significative opere di Malevich come La mietitrice, Composizione non-oggettiva, ed ancora le suggestive tele di Kandinskij come Meridionale, Muro rosso, Destino e Composizione, Ovale grigio ed infine Composizione non-oggettiva di Rozanova.
L’esposizione mette in rilievo l’essenza dell’arte russa che sta in una commistione di notevoli influssi: da Cézanne, Picasso e Gauguin vale a dire dei primi ideatori di un’arte non rappresentativa, di un’arte che non obbediva più alle ragole della riproduzione della realtà ma attraverso la scomposizione se ne svincolava raggiungendo, quella che nel Novecento, diventerà l’autonomia per ogni opera. Per alcuni esponenti del gruppo, come Konchalovskij, Kuprin e Mashkov, è così prevalente l’influenza di Cezanne tanto che questi artisti verranno indicati come i cezannisti russi per lo sbalzo cromatico e la semplificazione pittorica.
Non sono mancati intellettuali contemporanei che come Adorno sminuivano le Avanguardie perché accusate di non essere portatrici di memoria e di testimonianza storica, e dunque di non avere un messaggio etico da innalzare, era una critica plausibile in un’epoca reduce dalle bombe atomiche, dalle guerre mondiali e dai campi di concentramento, quando nelle creazioni etica ed estetica dovevano procedere di pari passo.
Ma quando si parla di Avanguardia Russa si parla di sperimentazione e l’accusa dell’Art pour l’Art viene meno di fronte all’affascinante mescolanza tecnica e tematica dei modelli iniziatori dell’arte nuova sovracitati, insieme all’influsso francese delle ricerche cubo- futuristiche fino alla purezza formale e geometrica del Costruttivismo, riversato poi in progetti architettonici e alle suggestioni dell’arte non oggettiva del Suprematismo. Difatti “Il nostro dovere è quello di sperimentare!” -gridava Rodčenko.
Un’ulteriore osservazione da fare è di carattere economico legata al business culturale della Capitale: il ricavato dell’esposizione copre in parte le spese di ristrutturazione del museo dell’Ara Pacis che aveva bisogno di un evento di questa portata per essere riavviato. “Il rifacimento dei locali – afferma il sovrintendente Umberto Broccoli – è un investimento nell’ ambito del contratto di servizio di Zetema, i cui costi verranno interamente coperti dalle prossime esposizioni. Già con le ‘Avanguardie russe’ contiamo di rientrare di 80 000 euro.”
Luogo e orario dell’esposizione:
– Nuovo spazio espositivo – Ara Pacis (ingresso Lungotevere in Augusta)
– Da martedì a domenica ore 9.00 – 19.00; l’ingresso è consentito fino alle 18.00
. Chiuso il lunedì.
Silvia Buffo