Che non ci siano soldi nelle casse del comune è un dato di fatto. Che ci siano delle priorità di spesa pure. Ma avere un luogo d’incontro estivo, vicino casa e possibilmente gratuito, per rilassarsi dopo una calda giornata di lavoro è una cosa normale per Roma e i romani , da sempre abituati così. L’ “Estate Romana” serve a questo, e non solo: anche a rivalutare le periferie con una buona offerta culturale.
E le trecentomila anime che popolano i quartieri di questo municipio avrebbero diritto a godersi almeno il fresco della sera, passeggiando per eventi culturali, bancarelle, stand o semplicemente seduti in un bel cinema all’aperto. E’ un’occasione per stare insieme agli amici e ai famigliari in un posto che non sia il solito triste centro commerciale, pieno solo di folle anonime.
La serata estiva è uno dei veri e pochi momenti dove Roma ‘vive’ e socializza. La gente si incontra e scambia due chiacchiere con leggerezza.
Ma in un’estate torrida come questa, l’unica consolazione per l’area nord-est è un piccolo cinema all’aperto – un centinaio di sedie al massimo – che campeggia al capolinea di largo Pugliese a Talenti. Davvero troppo poco, per un’amministrazione capitolina che promise e millantò di superare in qualità di offerta culturale, quella precedente, e davvero troppo frustrante per i tantissimi che rimarranno in città nel mese di agosto, non potendo fare viaggi a causa dell’imponente crisi economica. Il risultato è un tragico scenario di monotonia urbana, rinforzato dallo stress del vivere quotidiano che diventa ogni giorno più difficile. In pochi sanno che preparare l’Estate Romana nei quartieri della Capitale è una cosa difficile e impegnativa. Le associazioni, le aziende e i comitati presentano la domanda già dal mese di febbraio.
Allora la questione sorge spontanea: come si può pubblicare un bando il 7 maggio – con scadenza il giorno 28 dello stesso mese – e darne i risultati solo il 20 di giugno? Probabilmente un lasso di tempo troppo breve, e in forte ritardo, per consentire agli operatori di costruire iniziative culturali di gradimento o eventi capillari sul territorio.
Come dare torto a ciò che ha apertamente dichiarato il ‘romanissimo’ Carlo Verdone in una recente intervista al Fatto Quotidiano, dove ha espresso profonda indignazione e amarezza, testimoniando che «Roma cade a pezzi» e conclamando la «morte della cultura», della quale ci priviamo perché «viviamo l’epoca del centro commerciale».
Proprio per questo Mirko Coratti, consigliere comunale che risiede a Talenti, ha espresso con forza la sua critica al governo locale del quarto municipio, che «non ha saputo rappresentare le centinaia di associazioni promotrici di eventi, attive sul territorio, perché in altri municipi romani qualche evento in più è stato fatto» e ricollegandosi volutamente allo sfogo del regista-attore Verdone, spiega: «Come dargli torto? La realtà è sotto gli occhi di tutti: romani e stranieri. E il turismo che, per le bellezze della Capitale dovrebbe essere il nostro volano, ne risente. A Roma c’è caos e degrado ovunque, la città cade a pezzi. Con buche nelle strade, alberi che muoiono e non vengono sostituiti, parchi abbandonati all’incuria, un’illuminazione insufficiente, soprattutto in alcuni luoghi chiave, un traffico impazzito e i mezzi pubblici sporchi, scarsi e mai puntuali. Per non parlare della quasi totale assenza di luoghi di ritrovo per anziani e di gioco per bambini. E di tutto questo il Sindaco, quando andrà in campagna elettorale, chi incolperà se non se stesso e le giunte che in questi anni si sono alternate?»
Silvia Buffo