Jari diciannovenne romano: viso pulito, sorriso divertito, atteggiamento da uomo che sa il fatto suo. Arriva a Trastevere al ‘Bar Roma Libera’ con una rumorosissima moto a rilasciare la sua intervista. Si toglie il casco e tiene le chiavi in mano. Carattere determinato. Vuole raccontarci la sua romanità.
Padre del Cairo e mamma marchigiana. Centocelle è il suo quartiere.
Come vivi la tua romanità?
‘Ce so’ nato..! In ogni angolo tu sia.. sei sempre a Roma- quando rientro a casa penso che non vorrei vivere in nessuna altra città del mondo tranne che a Roma. Mi piace il senso di libertà. Credo che sia la città che più di ogni altra ti fa conoscere moltissima gente e ti fa vivere sempre situazioni diverse per questo nella mia città mi sento libero’.
Raccontaci del tuo quartiere.
‘Centocelle è un quartiere molto alla mano, molto casereccio. Ci sto solo per dormire poi in moto vado ovunque. E’ una zona tranquilla dove ci si può vivere senza troppo baccano. E’ una sorta di piccolo paese dentro la città. E’ un miscuglio fra gente che vive lì da moltissimo tempo- quando c’erano solo campi e qualcosa di nuovo. Ci sono le stesse persone di sempre che hanno visto nascere e cambiare il quartiere negli anni e poi c’è la frenesia di tutti i giorni, la fretta quotidiana della metropoli che non ti fa salutare nemmeno il vicino di casa. Si vede che la dimensione del quartiere si sta via via perdendo adattandosi sempre di più a quella dei quartieri centrali’.
Jari Abdel Masih. Un nome non del tutto consueto a Roma.
‘All’appello delle presenze in classe c’era il solito problema della pronuncia. Ma con le ragazze è sempre stato motivo di approccio- magari così nasceva una simpatia e poi il resto’.
Quindi a casa vivi con delle abitudini culturali miste?
‘No. Non ho niente di egiziano a casa. Di egiziano ce sta solo mio padre che parla al telefono e mi sono sempre chiesto perché gli egiziani sembrano sempre arrabbiati quando parlano. Hanno sempre un tono di voce alto. Urlano. Quando lo sento parlare così mi ricordo che mio padre ha altre origini. I suoi parenti non li ho mai visti ma so che ce stanno. Ah si ..qualcos’altro di egiziano: dei fiori rosa con cui spesso si fa il ‘caccadè’- una tisana, non ho mai capito da dove vengono ma ormai sono convinto che questi petali nascono proprio nella credenza di casa. Si.. penso che quello sia il loro habitat naturale’.
Ed hai delle curiosità sulla tua metà egiziana? essendo che avendoti di fronte si ha l’impressione di avere a che fare con il classico ragazzo romano.
‘Sinceramente non l’ho mai vissuta più di tanto anche perché non ci so’ mai andato in Egitto….me dispiace ma no me sento egiziano manco pe niente..più che altro ho rispetto per mio padre..
Ci ho parlato del perché sia venuto in Italia. Lui ha fatto molti viaggi nella sua vita. E’ una persona estremamente flessibile molto di più di mia madre che è marchigiana- di famiglia operaia e tradizionalista. In Egitto papà è cresciuto in una famiglia molto benestante. Ha fatto l’università. E’ cresciuto in un villaggio in cui era un privilegiato: mentre gli altri ragazzini erano vestiti di sacco- lui era l’unico ad indossare camicetta e pantaloncini. Lui si è sempre fatte delle domande che in quel posto ci si facevano poco. Voleva andar via e pensava che non avrebbe mai avuto dei figli lì- non avrebbe mai potuto farli crescere lì. Lui è molto occidentale da sempre. Molto più di mia madre’.
E perché pensi tua madre si sia innamorata di lui?
‘Per la sua sensibilità e cultura: non da niente per scontato – nè segue la tradizione’.
Tu invece hai un qualcosa che ricorda i ragazzi di una volta. Quelli della tua generazione sembrano degli ‘avatar’. Che musica ti piace?
‘Infatti a me piace Celentano. Se fossi nato ai tempi di Celentano- Battisti sarebbero stati gli anni in cui avrei vissuto meglio: le prime moto. Le donne erano donne. Non ci stavano telefonini, chat, computer. Non dovevi anda’ a cercare per forza l’esasperazione in tutto: un’emozione era un’emozione..! La donna era ancora donna e l’uomo era ancora uomo’.
Sei nato solo nel 93 ed hai quell’età in cui una delle cose che più viene spontaneo chiedere è ‘cosa vuoi fare da grande?’
‘Da grande devo svortà..Oggi faccio il meccanico e la sera vado a scuola per conseguire il diploma di perito meccanico’.
Perché al momento scegli questo mestiere?
‘Tutto nasce in quartiere con i motorini: cominci a fare modifiche e cose varie e piano piano nasce l’interesse per la meccanica. Mi piace saper fare l’elettrista- l’ idraulico- qualunque cosa sia artigianale. L’uomo deve saper fare. Quando vedi i capi di bottega che hanno sessanta- settanta anni con esperienza nel settore lavorano con quella semplicità che magari oggi non c’è più. Uno dei miei ricordi da piccolo: il meccanico sotto casa mia- dove oggi ci lavoro’.
Che immagine hai di lui?
‘Che risolveva qualunque cosa senza problemi..magari a me sembrava una catastrofe invece un attimo e risolveva tutto…mi ricordo la sicurezza che aveva nel fare le cose e questa è una cosa che me piace: la sicurezza e la gioia con cui le fa che non è la pesantezza di un lavoro dove sei chiuso in ufficio…Molti dicono che nella vita devi fare quello che ti piace invece devi fare un lavoro che ti occupa meno tempo possibile perché il lavoro ammazza tutto.. te la uccide la vita’.
Pensi che un giorno andrai in Egitto? Che cosa ti affascinerebbe del posto?
‘Voglio andare a vedere i posti dove è nato e cresciuto mio padre- la via di mio padre ..dove giocava: sapere le abitudini- la comitiva… Io non conosco neanche l’età esatta di mio padre: In Egitto porta male registrasi subito all’anagrafe. …si aspetta sempre un po’ prima di registrasi.. così ci si dimenticava dei propri anni’.
di Silvia Buffo