Montopoli di Sabina – I Santi e le feste. I santi rassicurano e proteggono. Si festeggia perché la vita sia una festa, dice il Prof. Domenico Sarsale, esperto di tradizioni locali e di festività legate ai santi.
Le feste rappresentano il vissuto di una comunità e vengono dedicate a un santo perché possa portare benedizioni alle attività della comunità stessa, spiega il Professore.
A Montopoli di Sabina si ricorda in particolare San Michele Arcangelo, così tanto amato dalla popolazione da venir posto sullo stemma cittadino.
San Michele è l’arcangelo della luce, il guerriero che sconfigge il diavolo e le sue tenebre.
Il 17 gennaio molte popolazioni festeggiano Sant’Antonio Abate.
Il culto arriva dalla Francia del XII secolo e in Italia si sviluppa soprattutto nel Lazio, in Abruzzo e in Sardegna.
Nel Lazio, Sant’Antonio diventa il santo del mondo agropastorale, legato ai contadini e agli animali.
Gli Antoniani sono stati il primo ordine monastico di tipo ospedaliero, vale a dire in difesa dei contadini poveri e dei lebbrosi.
Il Prof. Domenico racconta come viene rappresentato Sant’Antonio, vale a dire con la campanella, il saio, il tau e il fuoco.
La campanella serviva agli appestati nascosti nelle campagne per far sentire la loro presenza e il saio era l’unico abito indossato dai monaci fedeli a Sant’Antonio. Il tau, poi, era il simbolo degli eletti da Dio, mentre il fuoco rimanda alla malattia detta ‘Fuoco di Sant’Antonio‘ o herpes zoster, che provoca dolori e bruciori fortissimi. Per lenire i fastidi della malattia, veniva usato il lardo del maialino di Sant’Antonio.
Il 17 gennaio, il giorno della festa, viene preparata una ciambella di finocchiella, che nella sua forma circolare ricorda il sole ed è auspicio di prosperità.
Sono i ‘festaroli‘ che preparano le ciambelle da distribuire ai cittadini. Questi gruppi di persone o confraternite legate a Sant’Antonio, dice il Prof. Domenico, regalano alla comunità le ciambelle di anice come buon augurio, su approvazione della parrocchia. Viviana Lucca