L’operazione seguirà diverse fasi e verrà supervisionata dall’assessorato ai Lavori pubblici in accordo con la dirigenza dell’Acea.
Il provvedimento già attivato in sordina a fine estate con il passaggio dai 5000 ai 2500 litri d’acqua giornalieri, nella gran parte delle aree del centro storico. In questi mesi potrebbe essere ulteriormente allargato alle periferie con un abbattimento aggiuntivo di altri 1500 litri.
Le spese di consumo delle “piccole sorgenti” comportano al bilancio, l’uscita complessiva di circa 6 milioni di euro annui ed il nuovo accordo dovrà essere capace di tagliare almeno 2 milioni di euro, per contenere al meglio gli sprechi di Roma Capitale.
Dalle ultime dichiarazioni, la revisione del contratto con il gestore dei servizi idrici, sarà studiata per diminuire gradualmente l’erogazione, che assicurerà dalle prime previsioni un risparmio di circa 1800 euro a fontanella.
Un altro pezzo di città, purtroppo, si dovrà così adeguare ai tempi e alle ragioni della crisi.
Le prime fontanelle della capitale risalgono al lontano 1872 e sono state costruite per la maggior parte in ghisa con una forma cilindrica caratterizzata dal tubo di sgorgo ricurvo, che i capitolini soprannominarono “Nasone”. La ditta che ancora oggi le produce e le firma è quella degli artigiani della Fonderia Carnevale, nel quartiere Tiburtino, che verranno proprio quest’anno insigniti del titolo di Maestri Artigiani di Roma.
Introdotte grazie all’idea dell’allora sindaco Luigi Pianciani, il quale volle sperimentare un uso pubblico e gratuito dell’acqua nelle strade urbane. Sono con il tempo divenute fondamentali per l’equilibrio ambientale ed uno degli emblemi dell’Urbe.
Razionalizzare un lusso che di questi tempi è sempre più difficile permettersi è una scelta sicuramente giusta, ma auspichiamoci che non comporti la scomparsa di un altro simbolo della Città Eterna, che di eterno ha sempre meno.
Ernesto De Benedictis