Roma – Negli ultimi giorni del mese di ottobre, la commissione del Senato si è riunita più volte per l’esame di tre disegni di legge in materia di diffamazione.
Sono stati discussi il 3491, recante modifiche alla legge del 8 febbraio 1948 e al codice penale in materia di diffamazione, il 3509, apportante disposizioni in materia di diffamazione per la tutela della libertà di stampa e della dignità del diffamato e il 3492, recante disposizioni in materia di diffamazione a mezzo di stampa.
Il dibattito è nato dal tentativo di correggere, alleggerendone le pene, il provvedimento che avrebbe dovuto condurre in prigione il giornalista Alessandro Sallusti. Nel 2007, Sallusti, da direttore del quotidiano Il Giornale, aveva permesso la pubblicazione di un articolo scritto da Renato Farina, contenente dichiarazioni reputate non veritiere dai giudici, che proposero per il fatto commesso, una condanna a 12 mesi di carcere.
La discussione in materia di diffamazione, da quel momento in poi, è andata oltre il caso Sallusti, e tutta la stampa nazionale ha mostrato una forte indignazione ed ha spinto per accelerare un processo di revisione del codice penale.
Purtroppo però, dal ddl detto salva-Sallusti, approvato dalla commissione Giustizia del Senato, si è arrivati in seguito, ad uno sconvolgimento della normativa.
Da quanto è emerso, i nuovi dettami sulla diffamazione a mezzo stampa, prevedranno l’abolizione della pena carceraria per tutti i giornalisti, multe salatissime fino a 100 mila euro , sia per l’autore che per il direttore, che potranno essere diminuite in caso della pubblicazione immediata della rettifica. Importante da sottolineare è l’introduzione dell’obbligo di rettifica anche per le pubblicazioni non quotidiane e per i libri. Altri punti toccati dalla normativa, interesseranno la diffamazione recidiva, che comporterà la sospensione dalla professione fino a tre anni e il coinvolgimento dell’editore che sarà causa di forti aggravanti.
Inoltre, l’applicazione dei nuovi provvedimenti, riguarderà anche tutte le numerose testate telematiche equiparate a tutti gli effetti ai giornali cartacei. L’unico emendamento, che per il momento, non è andato in porto è quello diventato noto come “ammazza-Gabanelli”, che se approvato bloccherebbe la gran parte delle inchieste giornalistiche.
Il clamore suscitato dall’approvazione della legge, ha fatto scendere in piazza la Fnsi e la stragrande maggioranza dei politici, di entrambi gli schieramenti che ha pensato ad una correzione in corso d’opera per dimezzare le multe e non raddoppiare la pena in caso di recidiva.
Nonostante ciò si susseguono quotidiane manifestazione contro questo ddl definito scandaloso, liberticida e anti-storico.
E’ una legge che di fatto mette un bavaglio e punisce la libertà di stampa, terrorizzando i giornali dal pubblicare inchieste e notizie anche solo dubbie, con un palese danno ai diritti civili alla base delle più moderne democrazie.
Ernesto De Benedictis