Il viaggio iniziato dalla base di Cape Canaveral in Florida, è durato circa otto mesi ed è servito a percorrere una distanza iperbolica, di ben 565 milioni di chilometri. Il touchdown ha rispettato le aspettative, centrando il bersaglio fissato in prossimità del profondissimo cratere Gale.
I sette minuti che hanno accompagnato le fasi conclusive dell’ammartaggio hanno lasciato con il fiato sospeso tutti i tecnici dell’agenzia spaziale americana che hanno incrociato le dita fino all’ultimo istante. La principale preoccupazione era il difficile superamento della rarefatta atmosfera che circonda il pianeta luminoso, quando la forza di gravità diventa di una potenza quasi incontrollabile e spinge con una velocità pari a 21000 km/h.
Per i tecnici della NASA, adesso arriva il momento più difficile, ovvero portare a termine la missione che durerà due anni con scoperte che compensino i costi finora sostenuti.
Lo scopo sarà quello di percorrere in lungo e in largo l’emisfero meridionale di Marte che si suppone sia stato ricoperto di acqua, condizione fondamentale per la presenza di batteri dai quali risalire a tracce di vita.
Il Mars Science Laboratory Curiosity è un rover progettato dopo la chiusura del programma Shuttle e rappresenta un’evoluzione dei precedenti Spirit , Opportunity e dei fallimentari gemelli Viking.
Il modulo che pesa meno di 900 kg è dotato di un propulsore atomico che permette una rotazione completa intorno al sole, di due raffinate videocamere con raggio laser, di sofisticati radars ed un singolare braccio robotico che oltre ad una lunga dentatura ha uno spettrometro per determinare la composizione chimica delle rocce. Questo piccolo concentrato di tecnologia è stato studiato per rispondere all’annoso e oramai leggendario interrogativo: c’e’ qualche traccia di vita presente o passata su Marte?
L’esplorazione a largo spettro e di lunga durata sarà però un grande passo avanti negli studi iniziati tanti anni fa sulla presenza extraterrestre, perché questa volta ci si potrà avvalere di strumentazioni capaci di una lettura più approfondita sulla geologia e sul clima marziano, in vista di un futuro lancio con astronauti in pelle e ossa.
Gli scienziati si auspicano di poter comparare i cambiamenti che ci sono stati nel corso dei miliardi di anni trascorsi e soprattutto comprendere un’atmosfera osservando altre atmosfere.
Ernesto De Benedictis