Roma – L’incontro di ieri alla sala consiliare del IV Municipio in merito al Progetto “RisolVo” ha chiarito il punto di vista e le aspettative delle associazioni promotrici. A spiegare la validità e l’importanza di questa iniziativa sono intervenuti Cristiano Bonelli, Presidente del Municipio IV, Massimiliano De Toma e Giulio Credazzi, rispettivamente Presidente e co-fondatore dell’Associazione Commercio Quarto Municipio, Giulio Anticoli e Raffaella Cappiello, Presidente e Vicepresidente dell’Associazione Botteghe Storiche, e l’avvocato Luigi Ciatti, Presidente del Laboratorio antiusura. Hanno dato il loro contributo al dialogo anche i rappresentanti delle quattro banche che aderiscono al progetto: Alberto Bellucci, coordinatore commerciale Roma Est, per UNIPOL; Mauro Massaro, responsabile Small Business Area Lazio, per INTESA San Paolo; Francesco Petitto, Direttore Area Rete e Commerciale, per BCC Roma; e infine Giuseppe Colagrosso, Vicedirettore Generale, per Banca Popolare del Lazio.
L’Associazione Commercio Quarto Municipio nasce nel 2007 come coordinamento tra i rappresentanti delle associazioni di strada del Municipio, con l’intento di creare sul territorio una rete fra aziende e cittadini per sviluppare un marketing congiunto. Un risultato in questo senso l’hanno ottenuto con la “Più sconto card”, coniata con risorse pubbliche, secondo il Presidente Bonelli, e distribuita a 100.000 famiglie del Municipio, che ha permesso di creare un ponte diretto tra i cittadini e le piccole attività commerciali consentendo un risparmio per i cittadini e un supporto allo sviluppo del territorio, e che per questo è stata assicurata dal Comune per altri tre anni. Per quanto riguarda “RisolVo”, Giulio Credazzi, in quanto responsabile del progetto, ne spiega le modalità: «Il nostro progetto nasce nell’ambito dell’Associazione Commercio Quarto Municipio per migliorare la comunicazione aziende-sistema bancario. In pratica la struttura “Risolvo” farà da tramite tra queste banche e le aziende del Municipio che possono rivolgersi al progetto per essere indirizzate all’istituto bancario più idoneo alle loro esigenze e che meglio possa risolvere i loro problemi. Se noi oggi riusciamo a creare strumenti di formazione e far penetrare la nostra esperienza, diamo una base fondamentale per lo sviluppo che può essere messa a disposizione di chiunque. Noi diamo un segnale che il sistema non funziona e forniamo delle argomentazioni e delle dimostrazioni valide per cambiare le cose partendo dal IV Municipio». Per Bonelli è «l’ennesima vittoria di questo Municipio, un progetto esclusivo e innovativo che prevede la presenza di associazioni che includono piccole attività commerciali, escludendo volontariamente quelle grandi come i centri commerciali, con la presenza delle istituzioni che danno una sorta di garanzia e rappresentatività e con la presenza degli istituti del nostro Municipio che ci consentono di raggiungere un obbiettivo, di creare una rete che possa da sola fornire una struttura locale che possa dare delle risposte alle attività commerciali e alle famiglie. Abbiamo consolidato il rapporto di fiducia con le attività commerciali locali che già esistevano e che noi oggi abbiamo coinvolto in questo progetto che agevolerà l’accesso al credito per le attività che oggi soffrono maggiormente, con l’appoggio delle banche che aderiscono». Massimiliano De Toma si mostra estremamente orgoglioso di questo progetto, considerando questo un giorno importante per tutta la categoria dei commercianti: «noi la capiamo la crisi anzi ne parlavamo già nel 2007, oggi abbiamo solo cercato di mettere in pratica dei mezzi leciti che consentano al commerciante di avere strumenti utili per aiutare e continuare la propria attività. La nostra associazione sta per essere presa a modello non solo negli altri Municipi di Roma ma anche in altre città d’Italia e questo è un vanto. Dobbiamo confrontarci e il sistema per confrontarci è lavorare insieme, fare un lavoro di squadra e creare un’interfaccia tra imprenditore e ambiente bancario. Voglio chiarire che noi non siamo contro i centri commerciali, ma se fossero fuori dall’Italia sarebbe meglio: i loro guadagni non vanno a vantaggio del territorio e la loro presenza ha desertificato i territori commerciali dei dintorni, noi dobbiamo pensare a quelle attività che per tanti anni hanno permesso la continuità, la sicurezza, la luce nelle proprie strade, che movimentano l’economia nel territorio. La cosa importante è che questa progettualità manda un segnale chiaro e ha permesso anche un laboratorio antiusura, rappresentato dall’avvocato Ciatti». Luigi Ciatti, già Presidente del Laboratorio antiusura, ha firmato un protocollo d’intesa con l’associazione diversi anni fa per «combattere racket e usura partendo da un problema reale del Paese, cioè che il sistema bancario si ritiene al di fuori da tutte quelle che sono le problematiche dell’accesso al credito, tranne quando si tratti di negarlo o di recuperarlo quando non viene onorato», e verrà fatto attraverso fondi antiusura, o di garanzia, versati dal Ministero dell’Economia e che offrano garanzie alla banca che eroga credito anche per chi ha più difficoltà per carenza di requisiti: «noi crediamo che se le banche si mettessero sedute, come stanno facendo per questo progetto, insieme alle associazioni e alle istituzioni del territorio, eviteremmo a tante famiglie e a tanti commercianti di trovarsi poi a dover avere a che fare con il recupero coatto di finanziamenti mal concessi o chiesti con pochi approfondimenti, nel tentativo di ridurre il numero delle vittime di usura e dei soggetti a rischio usura. Noi vogliamo creare un buon rapporto con le banche e interagire con loro in maniera preventiva, cercando di far si che l’accesso al credito sia più consapevole e funzionale e che si possa concedere anche a chi ha qualche problema e poche garanzie, attraverso appunto il fondo antiusura, senza escludere nessuno». L’Associazione Botteghe Storiche, nata nel 2010, concede piena fiducia alle banche, le quali secondo Raffaella Cappiello «hanno un ruolo fondamentale perché in questo momento di difficoltà abbiamo bisogno di capire in che modo investire e dove, in che modo rilanciare le nostre imprese. In questo territorio ci sono molte botteghe storiche, aziende che hanno più di 50 anni di attività sul mercato. Siamo tutti sulla stessa barca e per uscire da questa situazione dobbiamo considerare le banche “al fianco” delle aziende per raggiungere un obbiettivo insieme». Un tantino più duro della sua collega si dimostra invece Giulio Anticoli che lancia un appello di grande effetto: «è stata prevista la chiusura di 7.000 aziende per il prossimo anno, con la perdita di 30.000 posti di lavoro, parliamo di famiglie, parliamo in alcuni casi di disperazione vera. Le botteghe artigiane dall’ultimo censimento del 1991 ad oggi sono passate da più di 5.000 a meno di 2.000 con una perdita di patrimonio enorme. Noi facciamo un appello agli istituti qui oggi perché vogliamo che partecipino attivamente al sostegno delle imprese perché sono anche la loro ricchezza, quindi chiedo che per una volta la crisi economica non venga vista come un’opportunità per speculare ma come un’opportunità per sostenere». Alessia Forgione