ROMA – Alfio Marchini, erede di una delle più importanti imprese di costruzioni romane, brillante top manager ed ex editore, continua a puntare al Campidoglio con il suo Movimento civico.
Dopo le partecipazioni televisive di qualche settimana fa, l’imprenditore conferma che la cessione di tutte le sue aziende è a buon punto e che a breve sarà completata, in modo da evitare qualsiasi ipotesi di conflitto di interesse.
Anche nei giorni delle festività , il candidato sindaco con una folta squadra di specialisti ha lavorato per la definizione completa del programma. Sono stati aperti dei veri e propri laboratori dove si sono analizzati, insieme ai cittadini, i principali problemi che affliggono la città di Roma.
Nei vari incontri il manager ha ribadito che l’offerta politica e partitica attuale non può soddisfare le aspettative della cittadinanza, né a livello locale né a livello nazionale e che per questo ha deciso di scendere in campo. Ciò che lo ha spinto in questa avventura è la passione per la politica e per Roma che è, secondo le parole di Marchini, una città sempre più a rischio, che ha urgente bisogno di qualcuno che la gestisca meglio.
La sfida elettorale dell’imprenditore è accompagnata da varie iniziative che partono, dalla creazione di un grande logo a forma di cuore, all’interno del quale c’è una mappa dell’Urbe, con in alto lo slogan non certo classico «Tu mi ami ancora?» e in basso la firma «Roma con il movimento della cittadinanza romana e Alfio Marchini», fino a giungere ad una originale lettera aperta, che secondo il Movimento vuole essere letta, scritta metaforicamente dalla città capitolina ai suoi cittadini.
Ecco quanto riportato nella lettera: “Dicono che tutte le strade portano a me. Quando il traffico non le paralizza, cioè mai. Dicono che non sono stata costruita in un giorno. Ma quanto tempo può essere sufficiente per dimenticarmi? Mi hanno chiamata in mille modi diversi. La Città Eterna. Caput Mundi. L’Urbe. Nomi gloriosi. Immortali. Eppure oggi quando si parla di me sono in molti a storcere la bocca. Vengono da ogni parte del mondo per conoscermi, e quando ripartono si portano nel cuore la luce calda del tramonto, il bianco dei miei marmi e la storia che racchiudo in ogni scorcio. Tristemente, chi invece qua ci vive sembra non vedere più queste cose. Un tempo la Dolce Vita era invidiata da tutti, mentre oggi non vedo più niente di dolce nella vita di tante, troppe persone attorno a me. Perfino chi crede di conoscermi davvero a di me solo quello che ormai riesco a mostrare, nulla di più. Eppure basterebbe così poco. Perché io, che ho guardato tutto il mondo dall’alto, oggi ho ancora voglia di essere conquistata. Chiedo solo un gesto. Una premura. Un’attenzione. La sensazione di non essere data per scontata. Le grandi storie d’amore nascono sempre così. Tu mi ami ancora? Con affetto, Roma”.
Ernesto De Benedictis