KOCHI (KERALA), 4 GEN – I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, partiti ieri sera dall’aeroporto romano di Ciampino, sono atterrati in India alle ore 7.44 locali (le 3.14 in Italia) e sono stati subito trasportati da una scorta di poliziotti indiani al commissariato di Kochi.
Al seguito dei militari è partito il console generale di Mumbai, Giampaolo Cutillo che, insieme all’ex ambasciatore a New Delhi Giacomo Sanfelice, aveva fornito un’attestazione di garanzia per ricevere dai giudici dell’Alta Corte del Kerala la concessione di un permesso speciale per far trascorrere a Latorre e Girone il Natale in Italia.
Cutillo ha dichiarato: “ Ci siamo impegnati personalmente a riportare in India i militari”. ”Spero – ha aggiunto – che la gente del Kerala apprezzerà l’importanza di questo gesto e che sarà di aiuto per una soluzione positiva della vicenda”.
Il diplomatico ha quindi chiarito come, dopo la sosta al commissariato, i due fucilieri si dovranno recare al tribunale di Kollam per la riconsegna dei passaporti e che solo dopo questa procedura potranno rientrare nell’albergo di Fort Kochi dove risiederanno in stato di libertà dietro cauzione.
Gli organi di stampa indiani hanno apprezzato il ritorno dei marò, facendo presente che il mantenuto impegno destituisce la critica mossa a Oommen Chandy, Chief Minister of Kerala, di non aver presentato appello contro la sentenza dell’Alta Corte favorevole al permesso.
Mentre i principali canali televisivi hanno evidenziato che la fine dell’attesa mette in luce che “le preoccupazioni dei familiari dei pescatori morti, delle associazioni dei pescatori e dei partiti dell’opposizione di sinistra non avevano ragione di essere”.
Nella mattinata di ieri, a poche ore dal termine della licenza speciale e poco prima della partenza per l’India, Latorre e Girone si sono recati alla Procura di Roma, dove è aperto un fascicolo per omicidio volontario, per essere sentiti dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Elisabetta Ceniccola. A quanto si è appreso, i militari, che erano assistiti dagli avvocati Giacomo Aiello e Carlo Sica, si sono presentati volontariamente dai pm per rendere dichiarazioni spontanee sui fatti accaduti il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani vennero uccisi a largo di Kochi, in Kerala, e i marò, che si trovavano a bordo della petroliera italiana “Enrica Lexie”, furono arrestati dalle autorità indiane con l’accusa di aver aperto il fuoco contro il peschereccio.
I due fucilieri, durante tutto questo lungo periodo hanno sempre sostenuto di aver agito convinti di avere a che fare con dei pirati e proprio per questo l’Italia a chiesto più volte formalmente che i marò siano processati in patria. Una proposta che se venisse accolta dai giudici indiani, consentirebbe ai due militari di rientrare stabilmente in Italia.
Nel frattempo non cessa il dibattito politico intorno a questa brutta vicenda. Una storia insensata che vede due militari italiani fermati in un Stato straniero, solo perché stavano svolgendo il loro lavoro.
Ernesto De Benedictis