Aprire un’attività oggi costa troppo. Tra affitto, bollette e tasse i soldi che se vanno sono veramente tanti, e spesso non rientrano neanche tutti perché ora come ora gli italiani hanno paura di spendere. In questo scenario quasi apocalittico torna in voga il “porta a porta”.
Ed è così che chi non può permettersi di mantenere in piedi un’attività si rivolge alla vendita a domicilio, per eliminare i costi ed ottimizzare i pochi guadagni. Così ha fatto Veronica Esposito, titolare del negozio “Feste&Hobby” in via delle viole a Collefiorito di Guidonia, 25 anni, sposata e incinta, sulle spalle un mutuo di novecento euro. Laureata del 2011 in storia dell’arte, con i suoi risparmi e l’aiuto della sua famiglia è riuscita ad aprire un’attività di articoli per feste e hobbistica: «io ho sempre fatto lavoretti saltuari, come la cameriera, ma in questa attività ho messo tutta la mia creatività: faccio bomboniere, centrotavola, segnaposti, striscioni, piattini e tutto quello che può venire in mente per una festa, anche vestiti di carnevale. L’attività purtroppo va male e a quattordici mesi dall’apertura sono stata costretta a chiuderla perché non ci guadagnavo. Io non ho mai preteso di ricavarci grosse somme, ma almeno 3-4 cento euro puliti al mese, invece il mese in cui ho lavorato di più in assoluto ho ricavato 1700 euro. Insomma, a conti fatti sono più i soldi che ci ho rimesso che quelli che ci ho guadagnato. In verità da quando ho aperto il negozio molta gente è venuta a chiedere soldi più che comprare, venditori di ogni tipo, zingari, perfino finti preti con tanto di collarino bianco. Il problema fondamentale è che non è riconosciuto il valore della manodopera, ci vorrebbe una sorta di diritto d’autore per i lavori creativi artistici. Anche se questo non è certo l’unico problema. Per un periodo ho lavorato in un negozio simile al mio a Roma, e un giorno mi sono detta “ci provo”, ma tra le tasse, i servizi e l’affitto sono veramente troppi i soldi che deve pagare una ditta. Adesso farò la mamma ma terrò aperta la partita Iva per continuare a lavorare da casa: continuerò a realizzare prodotti per feste fatti a mano e magari li venderò a domicilio, tanto i mezzi di comunicazione per farsi conoscere non mancano con internet o Facebook. Non penso certo di ottenere in questo modo un grandissimo ricavato, ma visto che il lavoro o non si trova oppure non viene ripagato, va bene tutto. Torneremo in tanti a lavorare da casa». Alessia Forgione