Le fronde degli ulivi si sentivano appena, quell’assurda notte, mentre la luna ci spiava e i sensi erano già toccati al limite.
La baciai teneramente sulle labbra mentre lei, con fare trasognante, chiuse gli occhi e si lasciò andare. Le mie mani, il suo collo e i miei baci, tutto procedeva all’unisono e lei sospirò mentre la mia lingua si insinuava spedita dietro la sua nuca tempestata di capelli chiari. Chiari come quell’incontro tra amanti felici che si regalavano a se stessi.
Un sussulto, poi un’altro. Ero io a titillarle i capezzoli con la bocca, li mordevo appena e li tenevo irti mentre le mie dita si posarono sui suoi riccioli nascosti.
Allungò la sua mano quasi a bloccare la mia, ma era fatica inutile, avevo già vinto tutte le sue resistenze, sentivo il suo corpo, quasi implume, fremere sotto le mie carezze che si facevano sempre più audaci, come la mia lingua che scorreva sulla sua schiena, fra i le sue curve, e la sua pelle, ormai tesa, rigida, per le emozioni che le suscitavo. Mi chiedeva di procedere, di andare oltre. Era pronta. Era pronta quando le mie dita sfiorarono il bottoncino nascosto fra i ricci. Fu allora che aprì le labbra per la prima volta, per emettere un gridolino appagante e io non potei fare a meno di mordere le sue labbra fino a farle male. Le sue unghie si conficcarono nella mia pelle e tracciarono, lungo la mia schiena, un solco sanguinante, mentre io affondavo, lentamente, nella sua carne ormai colma di umori.
I primi colpi, nonostante lei fosse bagnata, le fecero male. Nessuna goccia di sangue a segnare l’unione fra noi. Solo il dolore che lei provava aveva creato il passaggio alla sua femminilità completa. Rallentai, non volevo che lei si ricordasse della sua prima volta come di una scelta obbligata. Ripresi a baciare i suoi fianchi e questo le diede un impulso di fiducia in ciò che accadeva. Urlò quando le morsi appena la schiena nella parte lombare, la inarcò e mi offrì le sue curve oggetto dei miei sospiri notturni. La lingua, le dita si fecero spazio e ricominciarono a titillare la sua foce e tutto era in un’unica direzione. Allargò nuovamente le gambe e, fra l’imbarazzo e il timore, si allargò le labbra, mentre io affondavo, completamente, fra le sue gambe.
p.c.