È da qualche anno ormai che si parla del degrado di via Marcigliana. L’ultimo articolo in merito compare su “Montesacrotoday” e risale al 6 settembre 2012, dunque ad un periodo non molto lontano. Una situazione del genere, già di per sé insostenibile per i cittadini, rischia di aggravarsi ulteriormente nel momento in cui a farne le spese è una delle più grandi e belle risorse del patrimonio romano. Questa situazione di totale abbandono, infatti, grava inesorabilmente sulle condizioni già piuttosto precarie della Riserva.
La Riserva Naturale della Marcigliana per estensione è la seconda area protetta del sistema gestito da RomaNatura. Il territorio, compreso tra via Salaria, via Nomentana e Valle del Tevere, conserva un
patrimonio, o meglio, un potenziale archeologico rilevante, in quanto luogo in cui sorgeva l’antica città latina di Crustumerium. Già in età romana il territorio fu disseminato di ville rustiche circondate
da fondi agricoli che sfruttavano la particolare fertilità dei suoli, vocazione che si è rinnovata nell’organizzazione seicentesca delle tenute e, successivamente, nella colonizzazione agricola otto-novecentesca legata agli interventi di bonifica.
Vanno proprio in questa direzione le intenzioni di Claudio Maria Ricozzi (Pd): «quello che abbiamo in mente di fare è valorizzare tutta l’area attraverso una specie di coalizione sia con gli agricoltori che con le cooperative, utilizzando i fondi europei. Vogliamo che questa area diventi una vera risorsa sia culturale, con la riapertura degli scavi ormai chiusi per mancanza di fondi, sia agricola affinché possa rappresentare anche una dote economica e una fonte di lavoro. Certo è che anche l’Ente Parco dovrà fare la sua parte, svolgendo un lavoro di manutenzione sull’area di sua competenza e magari assottigliando un po’ l’aspetto burocratico per permettere a noi di operare nel minor tempo possibile». Alessia Forgione