La vittima questa volta si chiama Viviana Bilancioni ed è proprietaria di un negozio in via Francesco d’Ovidio in cui si occupa di ricostruzione delle unghie. Il negozio, quando Viviana ha avviato l’attività, era già provvisto dell’allaccio della luce e lei si è fin dall’inizio «ritrovata con il Mercato Libero di Acea. Dopo un po’ però mi sono accorta che la lettura non era corretta, anzi non c’era proprio perché si trattava sempre di un presunto. Per un anno, da ottobre 2010 a ottobre 2011, ogni mese io pagavo acconto e conguaglio, cioè cose da pazzi. Avevo ancora il contatore vecchio per cui potevo fare l’auto-lettura, ma nessuno l’ha mai presa né è mai venuto qualcuno a controllare. Soltanto quando ho chiesto un intervento tramite raccomandata mi hanno installato il contatore elettronico dicendomi che in questo modo la lettura sarebbe avvenuta in automatico. Nonostante questo continuavano ad arrivarmi bollette intere e col presunto ogni mese, anche ad agosto quando il negozio è aperto si e no dieci giorni».
Sembrerebbe un “normalissimo” caso di cartelle pazze, ma in realtà la vicenda va avanti (e continua ancora oggi) in modo inaspettato: «a quel punto una mia cliente mi ha consigliato di rivolgermi ad un suo conoscente. Questo conoscente fa parte di una società di intermediazione che lavora per Acea e che si occupa del passaggio dal Mercato Libero al contratto tutelato, così mi sono affidata a questa persona. Mi è stato detto di non pagare più le bollette ma di inoltrare alla società le fatture del Mercato Libero poiché loro si sarebbero occupati di tutto; e io così ho fatto. Questo impegno è stato preso a gennaio e da allora questa società è stata molto latitante: non mi rispondevano al telefono né alle e-mail, tant’è che io ho cominciato a insospettirmi. Finché alla fine mi è stato fatto il passaggio, che io comunque ho pagato trenta euro; e poi la scorsa settimana, mi pare che fosse mercoledì, mi arriva una raccomandata da parte di Acea che mi informa che sono morosa di cinquecentoventi euro, che sarebbe in effetti il totale delle fatture che mi hanno detto di non pagare, dandomi cinque giorni di tempo per effettuare il pagamento, dopodiché avrebbero provveduto loro al recupero, non so in che modo. A questo punto ho inoltrato la raccomandata a questa società chiedendo spiegazioni e sono riuscita, dopo vari tentativi, a parlare con una persona con cui non avevo mai parlato prima, che mi ha detto che mi avrebbero fatto sapere lunedì 18 nel pomeriggio e che, tra l’altro, mi ha dato anche la sensazione di essere a conoscenza dell’irregolarità della procedura. Alla fine sono riuscita a mettermi in contatto con loro solo martedì mattina: mi hanno comunicato che all’Acea ancora non ci erano andati e che lo avrebbero fatto nei prossimi due o tre giorni al massimo, che si sarebbero accollati loro la mora per il ritardo, perché nel frattempo erano scaduti i cinque giorni che Acea mi aveva dato come limite massimo per il pagamento, e che avrebbero cercato di farmi rateizzare il più possibile quei cinquecento euro».
Secondo l’avvocato Kristian Cosmi in casi come questo si potrebbe anche decidere di procedere legalmente: «per quanto riguarda le cartelle pazze, Acea è stata anche sanzionata dall’Autorità dell’energia elettrica e del gas. In questi casi si può impugnare, ma bisogna prima di tutto fare domanda di annullamento per avere qualcosa da portare in tribunale. Per quanto riguarda questo caso in particolare si può certamente parlare di truffa contrattuale, in quanto la società non ha adempiuto al compito per il quale era stata contattata». «Io me la prendo anche con me stessa per la mia pigrizia – conclude Viviana – e voglio dire ai cittadini di non commettere il mio stesso errore e di non rivolgersi mai ad intermediari; bisogna armarsi di santa pazienza e andare presso gli uffici e risolversi il problema da soli». Alessia Forgione