Si chiama delibera 4277, risale al 1997 ed è l’ultima ad essere stata emessa. Questa delibera nasce per regolamentare le mansioni e i compiti che spettano ai custodi e ai portieri di edifici pubblici per lo svolgimento del loro lavoro ed è quella che l’A.N.P.C.E.P (Associazione Nazionale Portieri e Custodi Edifici Pubblici) tenta di rivendicare da più di dieci anni. La delibera infatti recita così: “al custode spettano le spese per le utenze idriche, elettriche e di gas”. Non si fa alcuna menzione della Ta.Rsu (ex Ta.Ri), ed è per questo che nessun custode o portiere in Italia ha mai pensato di doverla pagare. Almeno fino all’anno 2002, quando il comune improvvisamente chiede a ognuno di loro un contenzioso di circa tremila euro pro-capite per tutti i pagamenti arretrati dal 1997/98.
Giuseppe Polimeni, presidente dell’Associazione, si reca immediatamente dall’allora responsabile del dipartimento Ufficio delle entrate, Annamaria Graziano: «la dottoressa mi disse che secondo una delibera del 2001 tutti coloro che conducono un alloggio devono pagare la nettezza urbana. Le spiego che qui nessuno vuole evadere, è solo che noi siamo in una condizione particolare perché il nostro alloggio, essendo di servizio, è compreso nella metro cubatura dell’edificio per il quale il capo d’istituto già paga la Ta.Rsu, di conseguenza noi siamo esenti. A quel punto ci chiedono di mandare l’autotutela e ci annullano l’avviso di accertamento. Appena due anni dopo, quindi nel 2004 circa, ci arrivano settemila euro pro-capite e quando chiediamo spiegazioni ci dicono che si erano sbagliati ad annullare la richiesta di pagamento e che per loro è sbagliata anche la 4277. Abbiamo avuto casi di colleghi a cui arrivavano tasse intestate sia a lui che alla moglie, all’interno dello stesso nucleo familiare, trecento euro a testa. Questi erano disperati! Molta gente presa dalla paura ha pagato e si è indebitata. A molti di noi Equitalia ha addirittura sequestrato le macchine, gente che sta in dialisi e non sa come andare in ospedale. Questo è un abuso!
A quel punto vado direttamente dal dirigente dell’Ama Eugenio Orlandi e su sua esplicita richiesta i capi d’istituto inviano un documento in cui dichiarano che “per quanto riguarda la superficie dell’alloggio di servizio del custode di questa scuola la competenza della tassa rifiuti è all’interno dell’intero edificio scolastico non avendo mai ricevuto dal comune di Roma l’ordine di dividere le due superfici”. Il risultato è che a circa sessanta di noi viene chiusa la fattura e rimborsata la spesa delle tasse già pagate, siccome “trattasi di un alloggio di servizio del comune di Roma e dunque la tariffa è di competenza dell’istituto scolastico”.
Resta però il fatto che ancora non abbiamo capito perché la fatturazione non l’hanno bloccata a tutti, probabilmente hanno voluto compiacere solo amici e parenti. Nel 2009 ho anche mandato una raccomandata al sindaco Alemanno con oltre cinquecento firme, ma non ho mai ricevuto risposta. In compenso, però, l’anno scorso mi ha convocato il presidente dell’Ama Piergiorgio Benvenuti chiedendomi i nominativi di quelli che ancora non hanno ricevuto l’annullamento accompagnati, ancora una volta, dalle dichiarazioni dei capi d’istituto. Glieli porto, lui se li fotocopia, e mi dice di tornare dopo dieci giorni. Io torno dopo un mese e lui mi chiede di aspettare il bilancio. Il bilancio è stato fatto a giugno del 2012 ma per noi ancora non ha fatto niente nessuno. Mi chiedo perché non vogliono accogliere la nostra richiesta. Se la Ta.Rsu la paga già il capo d’istituto perché io la devo pagare una seconda volta?». A questo punto l’A.N.P.C.E.P avanza una controproposta, «che invece di trovarci un’altra sistemazione a fine mandato – continua Polimeni – come prevedono le delibere, ci lasciassero negli alloggi: ci facessero un contratto di locazione e noi paghiamo affitto, spese e tasse. La delibera scade il 31 dicembre 2013, Alemanno ci ha promesso i contratti entro la fine dell’anno ma io non ci credo che arriveranno. C’è inoltre il pericolo che ci tolgano gli alloggi, ma noi mai e poi mai ci faremo buttare fuori, siamo pronti a tutto. Io non vorrei che qualcuno si ammazzasse veramente, poi per loro sarebbero problemi seri!». Alessia Forgione