Nato sotto il segno dei pesci il 20 febbraio, 49 anni, francese di nascita e di formazione, ma di origini spagnole e molto legato all’Andalusia, terra dei genitori. Rudi Garcia è il nuovo allenatore della Roma, il primo francese sulla panchina giallorossa.
Laureato in educazione fisica, tecnico di dichiarata vocazione offensiva: predilige tre sistemi di gioco – il 4-3-3, il 4-2-3-1 e il 4-3-1-2 – con licenza di offendere, ma equilibrati. Velocità, movimenti senza palla e circolazione veloce della sfera sono i concetti alla base del suo successo. Il calcio “associativo” del Barcellona è un modello da seguire, così come il pragmatismo del suo amico Rafa Benitez.
In patria ha fatto le fortune del Lille, portandolo a conquistare la Ligue1 nella stagione 2010-2011. Una stagione perfetta, quella: 76 punti, 68 gol fatti e 38 subiti. Un titolo meritato, preludio a un altro successo di prestigio: la Coppa di Francia alzata al cielo battendo il PSG. Da quelle parti una cosa del genere non succedeva dal 1954, 57 anni di digiuno intervallati da qualche trofeo minore e da una Coppa Intertoto nel 2004.
Prima del Lille, Garcia aveva guidato il Saint-Etienne (prima come collaboratore, poi da primo), il Digione e il Le Mans.
Personaggio carismatico, di personalità, sa essere leader all’interno dello spogliatoio e sa come farsi rispettare: “I giocatori devono sentirsi bene, mai dimenticare un compleanno, basta un gesto. Io educo come alleno, non dirigo ma discuto, correggo, accompagno”, la filosofia che segue da tempo.
Curiosità: il nome, Rudi, è un omaggio al ciclista tedesco Rudi Altig, particolarmente caro alla famiglia Garcia. Da pronunciare alla francese, con l’accento sulla seconda “A”.