Accavallò le gambette implumi e, seduta per terra nella sua gonnellina bianca dove imperava una fascia con tonalità rosa adorna di cherubini in festa, mise le mani dietro, per sorreggere il corpo esile. Un ciuffo dei suoi capelli, sottili e lunghi, le scivolò sul viso impedendole la vista. Se ne liberò con una scrollata lieve.
Il viso diafano, abbronzato fin quasi alla scottatura, in quelle sue lentiggini di giovinetta, esprimeva una tenerezza infinita.
Lui la guardò con occhi amorosi e con gli stessi la accarezzò. Lei parve non accorgersi, mentre lo seguiva con lo sguardo.
Poi, il vecchio, continuò a raccontarle di storie d’amore:- lei era bella e i suoi capelli rossi le facevano da cornice, una cornice speciale, per quel viso “triste e bello” -avrebbe detto Fitzgerald-. Invece quel giorno, nonostante il sole pallido, lei sorrideva di vita e non c’era spazio per altro se non per gli abbracci di lui.
Arrivati alla locanda ebbero timore nel farsi vedere insieme, alla luce del giorno.
Lui non poteva permettersela quella donna di un altro. Era un amore improprio. L’altro aveva proprietà infinite, di buona famiglia. Borghesi da sempre.
La proprietaria capì l’imbarazzo palese, ma fece finta di nulla, accogliendoli come fossero di casa, come se si conoscessero da sempre.
La ragazzina, rapita dal racconto, si addossò alla nonna, che la strinse forte come se la vedesse per la prima volta.
La nonna, in realtà, era la preferita fra i due. Con lei, nonostante il gap generazionale, si confidava le pene, da lei si lasciava cullare nei momenti di tristezza.
Strappò un convolvolo bianco e glielo poggiò fra i capelli. L’intesa era perfetta, come anche la complicità, per quanto può esserlo fra una donna che si avvia alla fase calante della sua vita e una ragazzetta che inizia a scoprire i profumi del mondo.
Quel pomeriggio -continuò il vecchio-, sarebbe stato il giorno della loro vita, il giorno da ricordare negli anni a venire.
La stanza era fornita di una finestra dove la vista spaziava nel giardino della locanda. Tutto intorno erano fiori ed era il tempo che si fermava. Per loro.
Da quella finestrella verde lui l’attese.
Lei non deluse le aspettative, non era mai accaduto. Così anche quella volta.
Dapprima fu l’imbarazzo, poi fu il baby doll nero in organza che copriva appena le sue culotte. Il suo corpo emanava una femminilità senza pari. Lei stessa era donna e femmina irresistibile.
Fecero l’amore e non fu per l’ultima volta.
La ragazzetta, nel frattempo, aveva allungato le braccia intorno alla nonna, addormentandosi.
Lui la guardò mentre lei le accarezzava il viso rilassato.
Lui la vedeva ancora come quel pomeriggio di sole, mentre dalla finestrella verde il profumo di tiglio inondava la stanza.
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