di Alberto Zei
Stupore ed esecrazione
Non ci sono parole per esprimere ciò che emotivamente di esecrabile è avvenuto utilizzando il più sicuro mezzo di trasporto a disposizione del genere umano. E’ infatti risaputo che il treno è il più tranquillo mezzo di locomozione; in questo senso la tragedia del deragliamento in Spagna del convoglio ferroviario nei pressi di Compustela è ancor meno accettabile.
Ma le cause saranno meticolosamente esaminate anche quando è sotto gli occhi di tutti il video che riprende il convoglio durante il rovinoso deragliamento in curva lanciato a 180 km all’ ora? Cosa dovrebbe ancora accertarsi di fronte ad una tale evidenza dei fatti?
D’altra parte, la realtà non può essere ristabilita imputando ad altri la responsabilità di chi disponeva delle leve di comando della macchina motrice e che deliberatamente, in preda ad un delirio paranoico di grandezza, ha spinto l’acceleratore ben oltre il limite massimo consentito.
Ma la paranoia non è una patologia che toglie alla persona il senso della volontà, che anzi, esalta. Questo avviene proprio nella fase di ipervalutazione delle proprie facoltà rispetto agli altri in generale e ai colleghi di lavoro in particolare, in quanto sussiste in tali casi la piena, quanto maliziosa consapevolezza della portata, ovvero, del rischio oggettivo delle azioni che si intendono compiere.
Non è dunque possibile per questo motivo, invocare alcuna attenuante per una affievolita volontà di intendere, al momento della decisione di spingere la velocità a 180 km l’ora rispetto ai 100 consentiti.
Oltretutto, superare in auto due volte il limite di 20 km, talvolta tollerato, non corrisponde alla stessa violazione di raggiungere quasi il doppio di 100 km all’ ora.
La ossessiva ripetizione del video ostentato dai media all’opinione pubblica, circa il rapido avvicinarsi del locomotore e del deragliamento dell’intero convoglio in piena curva, è ormai entrato nell’immaginario collettivo, dal quale scaturisce una irreversibile condanna nei confronti del macchinista.
Si tratta, di quella condanna emotiva che una volta entrata, non senza ragione, nell’ intimo convincimento di ciascuno, si insidia come un pensiero dominante che considera l’ immane dramma causato dalla stupidità umana di un unico personaggio, colpevole dell’intero misfatto, come nel caso della Concordia.
Non è tutto
E’ vero che vi sono anche altri commenti negativi sulla mancanza di sistemi di sicurezza per l’eccesso di velocità che dovevano essere installati; sistemi che però avrebbero dovuto prevenire, frenando automaticamente il treno, soprattutto, se non quasi esclusivamente la stupidità umana, o più esattamente i comportamenti paranoici improntati a delirio di grandezza del personale di macchina che esegue manovre spericolate del tipo di cui trattasi. D’altra parte, una serie di sistemi automatici di controllo sicurezza di questo genere, da installare in tutti i punti nevralgici delle ferrovie, sarebbe praticamente di irrealistica attuazione anche per l’eccessiva onerosità e la progressiva criticità sistemica di dispositivi così capillarmente concepiti.
Ma per evitare la tragedia forse sarebbero bastati i periodici accertamenti psicosomatici preventivi di qualche turba comportamentale del personale operativo, per impedirgli di assurgere a posizioni di responsabilità. Non sarebbe certamente questa una novità.
Altro ancora
Osservando nel video l’immagine raccapricciante del deragliamento praticamente di tutti i vagoni del treno, si impone in primo piano la massa della locomotiva che travolge come fuscelli i tralicci ferroviari lungo la strada ferrata. Non si può fare a meno di percepire emotivamente il senso dell’umana tragedia e della esecrazione che un evento di questo genere sia potuto accadere.
Guardando l’avanzare del treno prima ancora che inizi la curva, questo si dispiega sul display in notevole lunghezza prima di voltare a sinistra. Osservando ora, con attenzione lo scorrere dei fotogrammi (inserendo lo stop tra gli uni e gli altri), ad un certo punto si vedrà sopra il tetto della prima vettura dopo la locomotiva, una lineetta evanescente biancastra, leggermente sollevata rispetto al piano superiore del treno. Nelle ulteriori immagini appare con progressiva evidenza, finché chiaramente si solleva dalla sommità del convoglio. A questo punto la vettura in piena curva si sgancia parzialmente dalla motrice penetrando all’interno della traiettoria curvilinea rappresentata dalla stessa motrice e dai vagoni del treno.
La prima carrozza
Il deragliamento, infatti, inizia dalla prima vettura dietro la motrice che esce dalla tangente ai binari e provoca la fuoriuscita prima dei vagoni da questa trainati e poi della stessa motrice che si intraversa sulla strada ferrata.
Ora, se si procede alla visione al contrario, iniziando cioè, a ritroso dal deragliamento, si segue meglio la linea biancastra che si affievolisce fino alla sua iniziale formazione; formazione che avviene in concomitanza del passaggio del primo vagone sotto una piccola traccia chiara all’altezza della linea elettrica ferroviaria.
Le prime sfarfallate video sopra il tetto della vettura in questione, sembrano corrispondere per coerenza di immagine al momento in cui il primo vagone ha un comportamento anomalo che per quanto in seguito accade, fa evincere lo sgancio del congiuntore di destra dalla motrice. Questo accade quando il treno però, non ha ancora imboccato la curva sulla quale prosegue in condizioni di seria avaria.
Ma che cosa può essere avvenuto quando mancavano i presupposti causali della rottura di uno dei ganci da traino?
Le leggi fisiche dell’ evento
Una volta iniziata la virata in queste condizioni, la forza centrifuga allarga la congiungente destra tra la locomotiva e la prima vettura; quest’ultima senza più questo vincolo anteriore, come detto, sembra progressivamente sprofondare all’ interno della curva.
Dal distacco che la vettura assume dalla locomotiva chiaramente su evince che anche il gancio del respingente sinistro ha ormai ceduto. Il contatto con la motrice è ancora assicurato dal lento cavo di sicurezza al traino che inizialmente si tende senza spezzarsi mentre i restanti vagoni seguono le sorti del primo.
La motrice prosegue per qualche secondo la sua corsa sui binari finché la vettura nel corso del suo deragliamento tende il cavo di sicurezza al traino che trascina da dietro la motrice fuori dai binari. Il terribile attrito iniziale con la massicciata che la motrice subisce alla ruote posteriori destre prima ancora di quelle anteriori, costituisce una potente coppia di rotazione oraria che ribalta la macchina sul lato destro tra i binari e il muro di recinzione tra detriti e lamiere che si distaccano dal corpo del treno.
Tutto questo, come detto, appare ad una attenta osservazione della ripresa video.
Può anche darsi che sia soltanto una apparenza ma molti fattori fanno propendere per la realtà dei fatti.
Quali le vere ragioni del deragliamento
Sorgono ora una serie di domande. Una di queste è la seguente:
“Secondo i tecnici addetti ai lavori, il deragliamento è attribuibile esclusivamente alla eccessiva velocità di percorso?”.
Un‘altra: “ Per quale motivo poco prima della curva, quando le sollecitazioni meccaniche centrifughe non sono neppure iniziate, guarda caso, avviene la rottura dell’ aggancio tra i respingenti sinistri, che poi saranno i più sollecitati dalla forza centrifuga in piena curva?
Sarebbe interessante come ricerca della verità approfondire le circostanze evidenziate, non per scagionare la responsabilità individuale della follia della velocità, ma per accertare se e quali altre precise cause sottendono una catastrofe del genere.
Già in Italia abbiamo il caso Schettino come emblema del capro espiatorio di responsabilità altrui.
Questo però, non dovrebbe essere una regola da seguire.