ROMA – Alla fine di questa settimana è stato presentato, in un’affollatissima conferenza stampa, il nuovo direttore artistico del museo Maxxi, il cinese Hou Hanru. Illustre critico d’arte e curatore di esposizioni internazionali che vive tra Parigi e San Francisco. Dal 2006 al 2012 ha ricoperto la carica di Director of Exhibitions and Public Programs e Chair of Exhibition and Museum Studies al San Francisco Art Institute. Ha inoltre curato numerose mostre in tutto il mondo e diverse Biennali, tra cui, alla Biennale di Venezia, il Padiglione Francese nel 1999, la mostra Z.O.U Zone of Urgency nel 2003, il Padiglione Cinese nel 2007, la Biennale di Shangai nel 2000, quella di Tirana nel 2005, quella di Istanbul nel 2007, quella di Lione nel 2009 e da co-direttore quella del World Biennale Forum di Gwangiu nel 2012. Attualmente è consulente in diverse importanti istituzioni, tra cui il Walker Art Center di Minneapolis e il S. R. Guggenheim Museum di New York , e collabora regolarmente con riviste d’arte, tra cui “Yishu”, “Art-It”, “Flash Art International”, “Art in America” e “Art Asia Pacific”.
Durante l’incontro con i giornalisti Giovanna Melandri , presidente della fondazione Maxxi che gestisce la creatura di Zaha Hadid, ha spiegato: “Il ruolo del nuovo direttore sarà quello di riunire arte e architettura per una visione unitaria e integrata del museo che dovrà condurci verso nuovi obiettivi e nuovi traguardi”. ”Sono sicura che Hanrou è il direttore artistico giusto – ha poi aggiunto l’ex ministro dei Beni culturali – perché il Maxxi è un museo pubblico che deve saper parlare a tutti e reinventare nuovi progetti sociali all’interno di un mondo oggi globalizzato dove l’influenza del mercato è spesso molto forte”.
Mentre, il neo direttore dopo aver ringraziato tutti i presenti, dichiarando più volte di essere molto onorato ed eccitato per l’incarico ricevuto, ha voluto sottolineare che: “Il suo Maxxi dovrà diventare una nuova agorà, un luogo in cui le sfide delle istituzioni artistiche si riflettono in quelle della società, con l’obiettivo di rivisitare i grandi progressi sociali e rinegoziare l’eredità culturale italiana in rapporto ai cambiamenti del mondo. Una piattaforma di esposizione, concettualizzazione, una base per nuove forme di pensiero creativo. Questo edificio sembra una miniatura della città ideale, un posto per nuove forme di espressione ma anche per invitare figure creative. Siamo di fronte a un vulcano a cui dobbiamo dare calore e poi aspettare che esploda. Il Maxxi non è ancora un fiore ma lo sarà”.
Ernesto De Benedictis