Manifestazione 13 ottobre 2013: la Costituzione non si tocca
Si è svolta la manifestazione in difesa della Costituzione. Presenti gli organizzatori Rodotà, Zagrebelsky e Landini, come altre personalità della sinistra italiana. Dure le parole degli organizzatori per le riforme volute e per l’attuale condizione di disagio del paese
di Marco Caffarello
C’erano proprio tutti. La manifestazione in difesa della Costituzione dal titolo emblematico “Costituzione via maestra” ha visto sfilare bandiere di ogni sorta e genere, da quelle sindacali della Fiom, rappresentate dal leader Fabrizio Landini ed organizzatore dell’evento, a quelle di SEL e la presenza del segretario Nichi Vendola, a quelle di Rifondazione Comunista e di altri gruppi autonomi. Una vera parata di “rosso” quella che ha attraversato Roma, che oggi ha avuto un assaggio delle difficile settimana che si concluderà con l’altro grande evento previsto, la manifestazione nazionale di sabato 19 ottobre.
Manifestazione fortemente voluta da organizzatori di chiara natura costituzionalista, come Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky e Lorenza Calcassarre, a difesa della Costituzione Italiana, negli ultimi tempi troppo spesso messa in discussione da manovre parlamentari e presidenziali che tradiscono il senso con il quale i padri costituenti la scrissero nel lontano 1948. Ad essere presenti al corteo, partito come da tradizione alle 15:00 da P.zza Isedra, oltre i rappresentanti del mondo politico, sindacale e costituzionalista, persone come don Luigi Ciotti, presidente di Libera, e varie sigle autonome come Legambiente, Emergency, i comitati per i diritti civili o per la lotta alla casa, o come i comitati studenteschi. Una vera parata di bandiere e di slogan che ha sancito una volta per tutte l’inviolabilità dei principi e dei valori con i quali i nostri padri la disegnarono, a partire dal primo dei suoi articoli che sancisce che “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Il Lavoro è infatti l’altro grande tema affrontato, una vera emergenza verso la quale la classe dirigente si dimostra tardiva ad adottare valide misure per rilanciare l’occupazione, fiaccata dalla crisi economica mondiale e da un sistema politico-industriale ormai logoro e vecchio.
L’evento è stata anche l’occasione per un dibattito tutto interno alla “sinistra” sull’opportunità di dar vita ad un movimento più vasto, un’iniziativa voluta sopratutto dal leader di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero:””Bisogna difendere la Costituzione dall’aggressione che sta subendo, e seguire il suo tracciato attuandone i punti fondamentali. Bisogna partire da quello che parla del diritto al lavoro, che è lo snodo cruciale. Per questo lancio la mia proposta di un nuovo soggetto politico a sinistra che si sviluppi attorno ai cinque che hanno proposto la manifestazione.” Idea che tuttavia non è stata, almeno per il momento, accolta dagli altri leader della sinistra italiana, Landini su tutti che così risponde:””Non mi interessa la costruzione di nessun nuovo soggetto politico, se Ferrero lo vuole fare, che lo faccia. Il nostro unico programma è quello che si vede, cioè ripartire dalla Costituzione per risolvere i problemi del paese a partire dal lavoro“. Il corteo ha attraversato la città con i suoi slogan per concludersi a Piazza del Popolo, gremita di bandiere e di persone, nella quale è stato allestito un palco da cui hanno preso la parola Rodotà e Zagrebelsky. Le parole che l’ex garante per la privacy Rodotà riferisce al governo, sono dure e mettono subito in chiaro la sacralità dei principi della nostra democrazia:”La Costituzione è stata sequestrata. Al presidente del Consiglio voglio dire: usi parole di verità. Le sue parole sono state tra la denigrazione ed il terrorismo ideologico”. Quello che dice sulla riforma della Costituzione “è un grande imbroglio. Il non detto è che si vogliono utilizzare questi ‘vagoncini’ per attaccare un carrozzone che porta alla personalizzazione e ad una deriva autoritaria del Paese. Letta sia sincero e ammetta che la strada imboccata non consente le garanzie che la Costituzione stessa ha posto sulla sua riforma.” Anche Zagrebelsky ha avuto parole di biasimo con le attuali istituzioni, non risparmiando critiche al Presidente Giorgio Napolitano e ai saggi che lo stesso ha nominato per dare vita al piano di riforme costituzionali. Così infatti dice:”ai miei colleghi costituzionalisti dico che la cultura non si presta a fiancheggiare i progetti del potere. La cultura è libera, vi prometto che noi non finiremo qui, che non ci faremo spiaggiare”. In particolare la commissione dei saggi, nella relazione consegnata al Presidente del governo Enrico Letta il 17 settembre, ha indicato nel superamento del bicameralismo paritario, disciplinato dall’art. 138 della Costituzione, una necessità sine qua non per la vera riforma dell’attuale struttura delle Camere
Dure anche le parole di don Luigi Ciotti:” “La politica ha tradito la sua funzione di cura della comunità. Quando gli interessi prevaricano quelli pubblici si perde il senso della politica. Cosa ce ne facciamo degli F35 quando non ci sono i soldi per le persone? Non do giudizio sulle grandi opere ma mi pongo una domanda: ci sarà una priorità in questo Paese che guardi ai problemi reali della gente? L’economia deve tornare a migliorare le condizioni delle persone. Invece di dare i soldi ad Alitalia si potrebbero ripristinare i servizi fondamentali. La Costituzione è il primo testo antimafia del nostro Paese e le mafie dei poteri l’hanno tradita“.
All’iniziativa di oggi ha voluto rispondere l’attuale Ministro delle Riforme, Luigi Quagliarello, che così riferisce:””L’articolo 138 in questo caso viene modificato in modo molto meno incisivo di quanto sia accaduto in passato e di quanto lo stesso Oscar Luigi Scalfaro chiese di fare nel suo discorso di insediamento. Tra l’altro, la deroga al 138 risponde soprattutto a due ragioni: per riequilibrare il comitato bicamerale in senso più proporzionale rispetto alla composizione delle Camere che è determinata da un forte premio di maggioranza, ed è evidente che ciò avviene a tutto favore delle attuali opposizioni e minoranze; e per consentire alle minoranze di ricorrere in ogni caso al popolo, chiedendo un referendum anche nel caso in cui la riforma in Parlamento raggiunga i due terzi”. “Questo perché – conclude- la Costituzione è di tutti e tutti devono poter intervenire in questo processo con la loro forza parlamentare e la loro forza di mobilitazione. Se questa forza sarà accompagnata da argomenti reali e non da pretesti, sarà meglio per tutti“.
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