Ricorre oggi il 70simo anno dalla deportazione nazista degli ebrei del ghetto. mille e 200i deportati, fecero ritorno a casa solo in 16. Alla sinagoga presenti tutte le più alte cariche dello Stato. Al varo un Ddl contro il negazionismo.
di Marco Caffarello
16 ottobre 1943, prima ore dell’alba, Roma, dopo l’armistizio del’8 settembre firmato solo pochi giorni prima, occupata dai nazisti. Le vie del ghetto, dove furono allocati gli ebrei dopo il varo delle legge razziali del 38′, ancora deserte. Si sentono i primi rombi dei camion arrivare, una frenata, passi concitati in cui si riconoscono i tacchi degli ufficiali, qualche parola in tedesco, i portoni aprirsi e quelle grida e quelle voci diventare sempre più forti, sempre più stridule: il rastrellamento. 20 minuti per prepararsi, solo 20, prendere tutto ciò che si poteva prendere in un momento del genere, in cui non sai se preoccuparti di cosa ti sta per accadere o del fucile puntatoti addosso da un uomo vestito tutto di nero. Prepararsi a partire, e per dove? Prepararsi a partire, in soli 20 minuti, altrimenti forse non partivi proprio. Uomini separati dalle mogli, madri dai figli, e quelle voci, che senza capire nulla, lasciavano intendere che si doveva solo obbedire.
Oggi, 16 ottobre 2013, ricorre il 70/o anniversario della deportazione degli ebrei dal ghetto: 1200 le persone deportate, l’80% di queste saranno subito avviate alle camere a gas di Auschwitz-Birkenau, alle porte di Cracovia in Polonia. Di 1200 persone, 200 i bambini e di questi solo in 16 faranno ritorno
La commemorazione è avvenuta oggi alla Sinagoga di Roma, nel Tempio Maggiore; presenti tutte le più alte autorità,il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il sindaco di Roma Ignazio Marino e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Presenti anche il presidente della Camera Laura Boldrini e quello del Senato Piero Grasso, più altri deputati e Ministri. Ad accogliere tutti il rabbino capo Riccardo di Segni, che così si è espresso:”L’Italia che ha partorito il fascismo ha il dovere di coltivare la memoria, per sé stessa e per l’Europa.” Uno dei mali della nostra società, un subdolo fenomeno, quasi “innocuo” ma che alimenta lo “spaccio dell’odio”, è il meglio conosciuto “negazionismo”, termine nuovamente salito agli onori della cronaca con le recenti memorie di Erich Priebke, l’ex ufficiale delle Ss autore della strage delle Fosse Ardeatine, che di fatto negano la realtà dell’olocausto. Un male subdolo e serpeggiante, a cui il mondo della politica ha voluto porre un rimedio in concomitanza della triste ricorrenza. Nella nottata di ieri era stata approvata dalla Commissione degli Affari Costituzionali un Disegno di Legge che prevede il reato di “negazionismo”, un successo politico che tuttavia non si è potuto celebrare, almeno in concomitanza con l’anniversario, per la ferma opposizione di 5 senatori del M5S che di fatto contestano la sede deliberante del ddl. Così infatti dichiara il senatore Maurizio Buccarella: “Per noi è meglio andare in aula, per approfondire, senza l’assillo di rincorrere le ricorrenze.”
Rimane il fatto che la volontà politica di opporsi ad un qualsiasi deriva negazionista, trova la piena soddisfazione della comunità ebraica, qui rappresentata dalle parole del presidente Romano Riccardo Pacifici. “La nuova legge che punisce il reato di negazionismo in corso di approvazione in Parlamento è una medicina contro gli spacciatori di odio. L’Italia si allinea ad altri 14 Paesi, ma questa norma non deve però, sostituire la prevenzione e l’educazione sulla Shoah”,
Pacifici ha voluto, inoltre, ricordare i gravi fatti accaduti ieri ad Albano Laziale in occasione dei funerali, poi mancati, dell’ex ufficiale Erich Priebke: “Hanno anche il coraggio di mostrarsi a volto scoperto, e questo gli fa onore, ma non potranno più permettersi l’impunità.”
Testimone della ricorrenza anche il sindaco Marino che così ha dichiarato:”Oggi è la giornata della memoria, di quanto avvenne 70 anni fa e della ferita, del momento tragico della storia della nostra città. La comunità ebraica più antica d’Italia colpita con una violenza inaudita. Credo – ha poi aggiunto – che questa città debba ricordare quanto accaduto e quanto la violenza e l’odio dividano e quanto debbano essere evitati anche ai nostri tempi: il seme del dolore e della violenza esiste ancora, e noi, con la memoria, dobbiamo estirparlo e così faremo questo fine settimana con 140 ragazzi delle scuole superiori di Roma che accompagnerò ad Auschwit.” In una giornata così delicata non potevano mancare le parole di Papa Francesco, che soli pochi giorni fa, in occasione del ricevimento in Vaticano del capo rabbino, aveva chiesto scusa a nome di tutta la chiesa per gli atti di intolleranza di cui si macchiò nei secoli passati: “Il ricordo delle tragedie del passato divenga per tutti l’impegno ad aderire con tutta la nostra forza al futuro che Dio vuole costruire per noi e con noi.”
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