Rischio di soppressione entro la fine dell’anno di tre reparti dello storico ospedale dell’isola Tiberina. Dure le parole del Direttore verso la Regione Lazio. Garantiti i servizi sanitari per l’utenza fino alla fine dell’anno.
di Marco Caffarello
SOS lanciato dall’ospedale cittadino Fatebenefratelli. Il famoso ospedale dell’isola Tiberina a Roma, sopratutto per essere l’ospedale cittadino con più parti all’anno, sta infatti rischiando il fallimento: in soli sette anni, riferiscono le fonti, dal 2005 al 2012, l’ospedale romano ha visto ridursi i ricavi per un ammontare complessivo di 70 milioni di euro, a cui non hanno fatto seguito, tuttavia, riduzioni delle prestazioni sanitarie ed ambulatoriali dello stesso.
“Dal 2005 al 2012 abbiamo subito abbattimenti tariffari e decurtazioni di budget per un totale di 70 milioni di euro. Solo le funzioni di alta specializzazione sono passate da una remunerazione di 18 milioni ad una di 8 milioni di euro. Pertanto ora, nello stato in cui ci troviamo, non siamo più nelle condizioni di garantire ai cittadini gli stessi livelli di attività” fanno sapere dall’ospedale.
A fronte dell’attuale condizione di disavanzo economico-finanziario delle casse, rischiano ora di esseri soppressi i servizi dei reparti di Psichiatria, del Centro Trasfusionale e del Servizio Dialisi, del reparto di terapia intensiva, di radioterapia ed oncologia, realtà che, se fosse confermata, non può non mettere a repentaglio la salute degli stessi pazienti del quartiere e non solo. Si pensi, infatti, a quei diabetici che dai servizi di Dialisi, prestazione che per sua natura deve essere quotidiana e costante, fanno dipendere la loro stessa vita. Ma l’allarme chiusura dei reparti ovviamente investe tutti coloro che in questi reparti lavorano: infermieri, tecnici sanitari e medici. Si stima, infatti, che siano centosettanta i posti a rischio. Il Direttore dell’ospedale, Carlo Maria Celluci, auspica ora un intervento delle istituzioni che possa scongiurare quello che per la città sarebbe un vero e proprio shock. Così, infatti, dichiara: “Ci aspettiamo un intervento della Regione, alla quale non chiediamo soldi, a parte quelli dovuti per le prestazioni già erogate. Quello che auspichiamo è di trovare soluzioni, ad esempio diversificare le attività. Altrimenti saremo costretti a prendere la strada del ridimensionamento.” Uno stratagemma “salvifico” che, tuttavia, stando all’attuale ordinamento giuridico italiano, può essere disciplinato solo dalla Regione. Non a caso è previsto per domani, sabato 19 ottobre, un incontro tra lo stesso direttore e il Presidente di Regione, Nicola Zingaretti, per avviare quelle procedure burocratiche che condurranno alla soppressione dei servizi sanitari dell’ospedale dell’isola di Roma. Un incontro voluto dallo stesso Carlo Maria Celluci, consapevole degli enormi disagi a cui è “obbligata” l’utenza, alla quale, spiega lo stesso, va tutta la sua comprensione e solidarietà. Così, infatti, in seguito Celluci dichiara, parole raccolte dall’agenzia di stampa adnkronos: “ La Regione ci ha messo in ginocchio. Ci troviamo strozzati, a dover fare i conti con prestazioni effettuate in convenzione col servizio pubblico e mai remunerate dalla Regione o remunerate solo in parte con tagli alle tariffe e budget ridotti. Siamo di fronte ad una Regione che non rispetta gli accordi sottoscritti con gli ospedali classificati, come il nostro, a tutti gli effetti equiparati al servizio pubblico; né tantomeno osserva le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato”. Il contenzioso a cui si riferiscono le parole del direttore è quello relativo al triennio 2006 -2009, periodo durante il quale, spiega Celluci, l’ente regionale non avrebbe mantenuto gli accordi presi, che prevedevano l’abbattimento delle tariffe, il riconoscimento, e la conseguente retribuzione, di prestazioni sanitarie effettuate, e premi per le stesse attività dell’ospedale, quale ad esempio l’intensa attività del reparto di ostetricia. A questo hanno fatto seguito, come spiega il direttore, ulteriori errori dell’attuale classe politica:”La situazione si è aggravata ulteriormente nel 2012, con il decreto del Commissario ad acta Enrico Bondi, che ha comportato un ulteriore taglio del 7% alla nostra struttura, nonostante l’accordo sui volumi di attività fosse stato già sottoscritto e le prestazioni già erogate“.
La soppressione dei tre reparti di Servizio Psichiatrico, Dialisi e Servizio Trasfusionali potrebbe avvenire entro la fine dell’anno in corso, ma fanno sapere che saranno comunque garantite le prestazioni sanitarie a tutti coloro che al momento sono in cura presso la struttura dell’Isola Tiberina, per un totale di 18.599 prestazioni di Dialisi, 500 ricoveri di Servizio Psichiatrico e 11.250 sacche di sangue per le trasfusioni.
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