Le università romane ospitano migliaia di studenti provenienti da diverse zone del Lazio e delle regioni limitrofe che ogni mattina affrontano un viaggio che molte volte si rivela essere assai impegnativo. Spesso infatti, questo si trasforma in una vera e propria avventura:«l’inverno scorso, quando fece tanta neve, purtroppo ero a Roma e nonostante fosse tutto bloccato, hanno fatto partire il mio treno dicendo che sarebbe arrivato in orario e senza alcun problema. A destinazione quel treno non è mai arrivato:ci hanno fatto stare quattro ore fermi sul treno e poi siamo scesi alla stazione di Zagarolo, dicendoci che il treno non sarebbe più ripartito. A quel punto mio padre è venuto a prendermi lì, ma dato che le autostrade erano state chiuse, abbiamo dovuto passare la notte in macchina. È stata davvero una brutta esperienza», questa è la testimonianza di Martina A., 20enne studentessa di Scienze della formazione all’università “Roma Tre” e residente ad Anagni:«sono 3 anni che viaggio per andare all’università e le difficoltà più grandi le ho avute per colpa dei treni:quasi sempre in ritardo, pieni di persone e spesso capita che debba fare anche il viaggio in piedi. Ho notato anche che accendono l’aria condizionata quando non serve: d’estate la tengono spenta, mentre d’inverno viene quasi sempre accesa». Anche Federica Z., 25enne studentessa di Lettere alla “Sapienza” e residente a Velletri, ha opinioni simili a quelle di Martina A. sulla vita da pendolare, che sostiene essere «sempre un punto di domanda: se sei fortunato il treno parte in orario e arriva in orario, ma se la giornata gira storta, parte tardi e arriva… se arriva! È sempre un terno al lotto viaggiare con il treno», o come Alessandro M., 23enne, studente di Psicologia all’università “La Sapienza” che sostiene «a causa dei prezzi troppo alti degli affitti a Roma, ho deciso di frequentare le lezioni viaggiando ogni mattina da Ferentino, il piccolo paese in provincia di Frosinone in cui abito, verso Roma, facendo un viaggio di quasi due ore».
C’è chi invece, individua i pro e i contro dell’essere uno studente pendolare, come Alessia S., 20enne di Latina, studentessa di Letteratura musica e spettacolo alla “Sapienza”: « Fa sempre comodo tornare a casa la sera e trovare un pasto pronto, oppure tornare presto pomeriggio per potere andare in palestra, vedersi con i propri amici o con il proprio ragazzo, o meglio ancora, studiare la lezione del giorno. Purtroppo essere pendolari vuol dire anche avere meno tempo da dedicare allo studio e vivere parzialmente l’università; non ci si può impegnare come si vorrebbe e spesso i risultati ottenuti sono solo un minimo di ciò che invece vorresti e potresti ottenere. Anche se ho orari di lezione abbastanza comodi, purtroppo il fisico e la mente ne risentono: si rientra a casa stressanti, arrabbiati e stanchi». Molte volte viaggiare con i mezzi pubblici vuol dire anche mancare ad occasioni importanti, come è successo a Martina A. che «per colpa dei ritardi dei treni ho perso due esami, oltre ad arrivare quasi sempre tardi a lezione e quindi a dovermi sedere per terra, poiché i posti a sedere erano già tutti occupati»; oppure a volte il fatto d’essere uno studente pendolare crea dei disagi nelle vita sociale dei ragazzi, come per Alessandro M., per il quale «le relazioni che si creano all’università non vengono intaccate molto dal fatto di essere un pendolare, ma delle volte si rinuncia a partecipare a gruppi di studio per correre a prendere il primo treno possibile».
Altre volte è il tragitto dalla propria abitazione alla stazione ferroviaria ad essere molto pericoloso, come è successo ad Alessia S., la quale «mentre correvo con la mia automobile per arrivare in orario in stazione e non perdere il treno, mi sono ribaltata per strada con la macchina; per fortuna ne sono uscita illesa» ;altre volte si rimane bloccati per delle ore sui binari per guasti ai treni, come è accaduto ad Alessandro M. :«un giorno pioveva molto e il treno che avevo preso a Roma termini per tornare a casa si blocca alla stazione di Ciampino per un guasto al treno che era in sosta davanti al mio. Ho dovuto aspettare due ore prima che il mio treno ripartisse per arrivare a casa alle 23».
Non tutti gli studenti universitari intervistati da PaeseRoma.it, si reputano “pendolari indignati”: infatti Francesco P., 21enne, studente di lettere all’università di Roma “La Sapienza” , pur riconoscendo «che ci sono delle difficoltà nel seguire le lezioni quando si è uno studente pendolare, e spesso mi ritrovo a dover partire alle 7 del mattino per una lezione delle 10, ho la fortuna di abitare appena fuori Roma, in una paese nella provincia di Terni che si chiama Giove, e quindi impiego poco più di un’ora per tornare a casa. Paradossalmente il problema più grande è il tragitto dalla stazione del mio paese a casa: cinque chilometri non collegati con i mezzi che mi costringono a mettere in croce amici e parenti per due passaggi al giorno. Nonostante il disagio che questa situazione possa provocare, il “Pendolarismo secondo Francesco” -come lo definisce lui- è un piccolo scotto da pagare rispetto all’affitto di un letto a San Lorenzo a 400 € al mese.»
di Chiara Ferrante