Goce, (Gravity Field and Steady State Ocean Circulation Explorer) il satellite europeo dell’Esa, lanciato il 17 marzo 2009, ha finito il carburante e dunque completamente fuori controllo, si appresta a disintegrarsi a contatto con l’atmosfera terrestre, coinvolgendo l’Italia. Il satellite, che aveva il compito di produrre una mappa gravitazionale del geoide terrestre, secondo i più recenti dati disponibili, dell’8 novembre, si trova a quota 170 chilometri e l’impatto con l’atmosfera è previsto ad una quota di circa 80 chilometri. In quel momento il satellite dovrebbe andare in frantumi, la maggior parte dei quali bruceranno nell’impatto. Si ritiene che i frammenti diretti verso la Terra saranno pari a circa il 20% della massa del satellite, per un totale di 40 o 50 frammenti del peso complessivo compreso fra 200 e 250 chilogrammi.
Non si sa dove impatterà e non si neanche dove cadranno questi cinquanta frammenti. Per questo la Protezione Civile ha lanciato l’allarme e invita alla prudenza, perché se è vero che la possibilità di essere colpiti da un frammento sono remote, il rischio comunque c’è: “Quando e dove gli eventuali frammenti del satellite cadranno sulla terra non può ancora essere previsto.” Dichiarano in una nota stampa: “ Rimane alta l’incertezza sia sul comportamento che terrà GOCE sia sulla traiettoria che seguirà nel suo rientro incontrollato poiché, pur essendo senza carburante, non ha ancora perso il controllo del suo assetto. L’ESA prevede che la maggior parte di GOCE, che non contiene materiale pericoloso, si disintegrerà nell’atmosfera e che solo alcune parti (di cui la più pesante non dovrebbe superare i 95 kg) potrebbero resistere fino all’impatto con la superficie terrestre.” Nella nota della Protezione Civile si legge: “Nell’ultimo aggiornamento fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ai membri del gruppo costituito per monitorare l’evoluzione della situazione e composto da tecnici del Dipartimento nazionale della Protezione Civile, dell’ASI stessa, del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, dell’ENAV, dell’ENAC, di ISPRA, del Comando Operativo Interforze e del Friuli Venezia Giulia in rappresentanza di tutte le Regioni, la finestra temporale ipotizzata per il rientro incontrollato del satellite è prevista dalle 22 di oggi, sabato 9 novembre, fino alle 13 di lunedì 11.”
Le finestre di interesse per l’Italia sono, per ora, tre: dalle 8.26 alle 9.06 di domenica, 10 novembre, coinvolgendo potenzialmente il Centro-Nord (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna); dalle 19.44 alle 20.24 sempre di domenica interessando potenzialmente i territori di Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Sardegna; dalle 7.48 alle 8.28 di lunedì 11 novembre, periodo per il quale non sono ancora disponibili informazioni poiché sono ancora in corso le elaborazioni delle traiettorie possibili da parte di ASI. “Stiamo comunque parlando di un rischio molto piccolo”, ha detto all’Ansa il responsabile della missione dell’Agenzia Spaziale Europea, Rune Floberghagen. “Seguiamo la situazione istante per istante e in coordinamento con altre agenzie spaziali, in modo di avere informazioni sempre più precise sul rientro”, ha aggiunto. Dopo la missione Isee-2 del 1987, quello di Goce è il primo rientro incontrollato di un satellite europeo da 25 anni.”
Il rischio comunque c’è e lA Protezione Civile inoltre dichiara: “Eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Pertanto, non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi.
Tuttavia, è possibile fornire, pur nell’incertezza connessa alla molteplicità delle variabili, alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione qualora si trovi, nel corso degli intervalli temporali di interesse per l’Italia, nei territori potenzialmente esposti all’impatto:
– è poco probabile che i frammenti causino il crollo di strutture: per questo sono da scegliere luoghi chiusi;
– i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici.
– all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti più spessi.
Alla nostra domanda riguardo all’incolumità dei bambini nelle scuole, la Protezione Civile ci ha risposto che la chiusura sarà a discrezione dei Sindaci e dei Dirigenti Didattici.