Abbiamo incontrato Roberto Marafante al Teatro dei Servi di Roma per la prima di “Solo sei bottiglie” di Federico Basso, vincitore della prima edizione del concorso “Una commedia in cerca di autori”, promosso dalla società di produzione teatrale “La Bilancia”.
Più di 80 regie teatrali, (in questi giorni al teatro Roma la sua regia di “Una ricetta per sigle” di Cinzia Berni) due film e vari cortometraggi, sfilate di moda, svariate creazioni di eventi per manifestazioni di particolare prestigio culturale, sceneggiature, recentemente si è affermato come commediografo sia in Italia che all’estero anche nel Teatro Ragazzi. Attualmente, una sua opera teatrale: “Due mariti e un matrimonio” è in tournée e toccherà, oltre a varie regioni italiane, anche la Svizzera. Personalmente, lo ringrazierò sempre per avermi fatto esordire in teatro nei lontani anni ’90 nella commedia Ladies’ night della quale aveva intuito, al tempo, la potente vis comica. Fu un grande successo e Roberto non ha perso il vizio di confezionare prodotti di altissima qualità. I suoi spettacoli sono dei meccanismi che rasentano la perfezione dentro i quali gli attori si possono esprimere al meglio e l’armonia è sempre tangibile, qualunque sia il tema trattato. “Solo sei bottiglie” non fa eccezione.
Roberto, hai curato la messa in scena dello spettacolo, come sono stati scelti i protagonisti?
Abbiamo fatto circa 150 provini…
I ragazzi (Mariasofia Alleva, Gabriele Bajo, Nazzareno Patruno, Camillo Rossi Barattini) sono bravissimi benché giovanissimi…
Si, sono molto soddisfatto della loro resa in scena e devo dire che credo ancora nelle scuole. Per chi inizia questa professione sono molto importanti perché danno basi solide aiutando a far emergere coloro che già possiedono delle qualità.
Quali sono le peculiarità della commedia italiana?
La commedia italiana si differenzia da quella americana, caratterizzata dall’happy ending, perché ha sempre avuto sfumature amare o acide che mettono in crisi la comicità più semplice, per cui a volte uno non sa se deve ridere o piangere e, chiunque abbia visto i film degli anni d’oro della Commedia all’Italiana, (Risi, Monicelli, ecc…) sa esattamente che cosa intendo…Quindi gli ingredienti della Commedia Italiana sono la comicità e il messaggio che passa attraverso la comicità stessa, che può essere anche serio. Per questo, è un ridere abbastanza aspro quello italiano. Assomiglia, volendo, a quello inglese in cui la storia non è puro divertimento e non ha per forza un lieto fine.
Che differenza c’è tra il pubblico romano e quello milanese?
L’Italia è divisa in due: molti spettacoli vanno al nord e non al sud e viceversa e questo è un dato di fatto. Noi siamo regionalisti anche nella comicità, anche perché la comicità è uno dei fattori più legati al tempo e allo spazio. Basta pensare che mentre, anni fa, facevano ridere Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, oggi con difficoltà si riesce a ridere alla stessa maniera vedendo i loro sketch.I tempi cambiano e cambia la comicità. E così, se cambiano i luoghi, cambia anche la comicità.Per esempio al nord si ride di più che al sud. Incredibile ma vero. A Napoli ci sono dei geli, delle platee silenziose che nessuno si immaginerebbe, neanche i tedeschi sono freddi quanto il pubblico napoletano. A Milano fa ridere una scrittura simile al cabaret, mentre a Roma fa più effetto una comicità agrodolce come quella della commedia tradizionale. Un po’ è vero, siamo divisi dal Po.
Come vedi la situazione del teatro italiano in generale?
Da un lato va bene… La problematica nasce, secondo me, dalla modalità con cui viene trattata la materia. Ad esempio la crisi attuale sta creando più meritocrazia lasciando più spazio allo “spettacolo vincente” mentre un vero e proprio incubo è rappresentato da dal finanziamento pubblico che è spesso contro la meritocrazia in quanto favorisce sempre “gli stessi”. Conta solo “chi sei” e “chi ti manda”. Insomma in molti casi purtroppo “Mi manda Picone” ancora funziona. Dal punto di vista del linguaggio il teatro rimane l’espressione comunicativa all ’avanguardia: tutti fanno immagini, video, film e tutti pubblicano ciò che hanno prodotto. Di conseguenza lo spettacolo dal vivo è ritornato ad essere un elemento di particolare importanza, i giovani vanno a vedere il teatro sperimentale off. Anche il cinema per quanto ci si dia da fare non riesce a proporre delle vere e proprie novità: non sanno più che cosa inventare. Nel teatro c’è più fantasia, emozione dal vivo… il teatro non è vecchia cosa ma moderna e la performance visiva acquista sempre più significato.
Come ad esempio la performance “Shakespeare loves Rome” che hai realizzato al Foro di Cesare tra Agosto e Settembre di quest’anno e che ha riscosso molto successo…
Si, la gente viene a vedere e rimane stupefatta ma non ci sono fuochi d’artificio o mostri che escono dalla terra che si apre… Il “nuovo” ora è: “vedere accadere delle cose dal vivo”. Quindi mentre le tecnologie moderne, anche se permettono molto, alla fine massificano, per fare teatro occorre condividere, coinvolgere, far approvare quello che fai dagli altri e tutto questo racchiude già in sé una ricchezza.
Chi sono i grandi artisti?
I veri grandi non rompono mai le scatole, funziona un po’ come nei Ministeri.
Nei Ministeri?
Si, è come quando entri in un Ministero, all’inizio c’è un portiere che rompe, che pone ostacoli… Quando invece sei dentro, trovi sempre persone estremamente gentili.
Roberto Marafante : compositore, attore, regista, drammaturgo, ti sei addirittura occupato di ufficio stampa e hai realizzato due film per il cinema…! Facendo che cosa ti senti realizzato al meglio?
Per me l’ultima spiaggia è la scrittura. Concreta, dura… Sono penna dialoghista e la mia comicità è un po’ acida e scorretta. Inseguo il modello inglese, quello delle risate a denti stretti, cattivo e amaro, non caratterizzato dal “buonismo” come quello americano.
Sembrerebbe quasi che tu sia uno scrittore cattivo sempre con il coltello tra i denti…
Si, invece è un po’ il contrario. Tutto nasce da una linea d’amore, anche la cattiveria… Per questo mi sono ritagliato un ruolo da artista outsider della commedia, non mi piace fare la morale…
E la musica?
Preferisco vendermi come attore e regista e lasciare che la musica che compongo rimanga pura e personale.
www.robertomarafante.it www.commedieitaliane.it www.teatroservi.it
DAL 26 NOVEMBRE AL 15 DICEMBRE 2013VINCITORE DEL CONCORSO “Una commedia in cerca di autori”
Solo sei bottiglie
di Federico Basso, regia di Roberto Marafante
con Mariasofia Alleva, Gabriele Bajo, Nazzareno Patruno, Camillo Rossi Barattini
Teatro de’ Servi
gestione
La Bilancia Produzioni
via del Mortaro 22
(angolo via del Tritone)
00187 Roma
tel. 06 67.95.130
info@teatroservi.it
Angelo Sorino