Andò a trovarla che era ormai tardi, il sole era pallido e una brezza leggera, da sud, calda e avvolgente, lo riempiva di ottimismo, nonostante tutto.
Per strada, fra le foglie di un autunno rosseggiante e la malinconia del paesino, tutto profumava di solitudine. Come fosse una lieve eredità da tramandare a quanti ne avessero fatto parte, a quanti avessero consolidato il rapporto con le quattro casupole che limitavano l’aridità della terra.
Aumentò il passo per non sentirsi solo. Un guaito, in lontananza, gli fece compagnia, anche se lui non ne sentiva la necessità. Aveva vissuto da solo per anni e per anni si era consolato con i grandiosi ricordi che gli rallegravano il core. Lei era stata sempre presente, pur se in silenzio e lui l’aveva amata sopra ogni cosa. Era stata la sua passione da sempre e la sua gioia infinita e cieca. La sua ossessione cieca.
L’eco dei suoi stessi passi lo fece trasalire. Mise la mano in tasca e strinse il pugno: era arrivato. Lei lo guardò con il suo sguardo di sempre, lo stesso degli ultimi anni, e lui fece finta di nulla, fece finta di non accorgersi. D’altronde un atto mancato in più non gli avrebbe di certo stravolto la vita. Lo aveva fatto per tanti anni, perché non continuare a far finta di nulla?
Le raccontò la giornata e le ricordò di quando fecero l’amore in spiaggia, del brachetto consumato nei calici del servizio buono, della busta in cui aveva conservato, per anni, tutti i suoi cimeli –quasi fossero feticci-, dell’angolo in cui aveva relegato i suoi sentimenti più assurdi. Lei rimase impassibile come se la cosa non la riguardasse, rimase distante e fredda. Solo dagli occhi traspariva ancora quel bagliore che aveva conquistato lui.
D’altronde ci mise poco a conquistarlo: le bastava abbassare lo sguardo ad ogni suo ammiccamento, ad ogni sua richiesta d’amore -seppur velata-.
Lui le sfiorò il viso, che profumava ancora di puro, come quando la conobbe, e gli venne in testa quel mattino trascorso nella spensieratezza di sempre -solo con lei si sentiva bene- e un piccolo barlume si fece spazio nel suo cuore. Per un attimo tornò ad amarla come un tempo. Un attimo, accadde solo per un attimo, poi ritornò sui suoi passi e tornò a guardarla con disprezzo, il disprezzo degli ultimi tempi.
L’entusiasmo era giunto al capolinea e il loro rapporto non era stato più quello di allora, quello che li aveva portati lontano. Fra sé, con un sorriso amaro, annui. Era tutto finito. Fece per andarsene, senza neppur salutarla. Poi tornò sui suoi passi, dandole un bacio sulla fronte. Il custode, con un tonfo sordo, chiuse il cancello, lasciandola fra il fruscìo dei cipressi secolari.
di Paolo Congedo
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