TIVOLI – Esistono storie che si raccontano, altre che si dimenticano e inevitabilmente si perdono. Esistono luoghi che sanno raccontarle, che sono lì a testimonianza, a ricordo di una Storia secolare di bellezza e antichità che silenziosamente sta scomparendo. E chiede di essere ascoltata e riscoperta.
A Tivoli è un muro di cemento alto più di due metri a cancellare la Storia, a nascondere da quasi dieci anni la vista di due importanti monumenti della città: lo storico Ponte Lucano in cui si incontrarono Barbarossa e papa Adriano IV e il sepolcro dei Plautii, entrambi risalenti alla prima età imperiale.
“UN MURO DI VERGOGNA”, come lo hanno definito i più di cento manifestanti che l’11 Gennaio, si sono uniti alla protesta organizzata dal movimento “W Tivoli”, per denunciare lo stato di abbandono e degrado del luogo e rivendicarne la riqualificazione.
Alle 14 è iniziata la visita guidata del luogo che si è conclusa con gli interventi di “Legambiente”, “Italia Nostra” e di U. Barberini esponente del Movimento Civico “W Tivoli”.
Barberini ha spiegato come la costruzione del muro fu autorizzata dal Ministero dei Beni Culturali e dal comune allo scopo di contenere le esondazioni del fiume Aniene, e “a favore di una migliore gestione e fruizione del sito storico-artistico” .
Tuttavia, prosegue Barberini, esso è risultato “non solo inutile ma anche dannoso”: la zona continua ad essere soggetta ad allagamenti e l’aspetto estetico della costruzione storica è completamente danneggiato.
Inoltre, grazie alla costruzione del muro, è stato possibile eliminare il vincolo esondazione R4 nella zona circostante e consentire la costruzione di ben 60.000 metri cubi di lottizzazione, proprio vicino alla zona di rispetto del sito UNESCO di Villa Adriana.
La conclusione del discorso è un’amara consapevolezza: “Intubare un fiume, è disastroso. La tragedia della Liguria non insegna nulla e nessuno intende imparare dalle tragedie italiane. Quel muro deve avere un solo destino: deve essere spicconato e sostituito con opere idrauliche non più differibili.”
Un giorno di protesta non basta per fermare il degrado e l’indifferenza che stanno uccidendo una preziosa parte di storia della nostra città: ma è un inizio, un atto di amore per questa terra meravigliosa e devastata proprio da chi dovrebbe tutelarla e valorizzarne la bellezza.
Una bellezza fragile, che solo la stupidità e la negligenza possono farci dimenticare,(e solo troppo tardi scopriamo che questo dimenticare ci lascia tutti un po’ più poveri).
L’11 Gennaio è stato un giorno di protesta per difendere questa bellezza, per non dimenticarla, per ricordare a tutti che nessun muro è troppo alto da non poter essere abbattuto, che sia esso fatto di cemento armato, di interessi economici o di indifferenza.