Roma, 10 gennaio sono le ore 15:00 circa di un pomeriggio come tanti, cosi L.P., primo avvistatore, racconta «ma … giù in acqua appare … scompare e riappare prima un braccio e poi l’altro. Non mi è parso vero: un uomo nel Tevere! Prendo lo smartphone, punto, zumo e scatto: poi d’improvviso le sirene delle auto del pronto intervento» e continua: «tutti affacciati a sperare nel ripescaggio. Con le acque agitate, quel corpo si sposta velocemente scomparendo e riapparendo a galla: io guardo il mio l’ombrello e corro. Scendo le scalette a tre a tre, saltando rami e pozzanghere provando a non impantanarmi nel tanto fango presente e grido “il mio ombrello, salviamolo con l’ombrello!“» Afferrato per la cinghia dei pantaloni e tirato energicamente è stato tratto in salvo l’uomo.