Stefania Catallo, fondatrice e responsabile del Centro di supporto psicologico popolare di Tor Bella Monaca ha appena subìto lo sfratto della sua struttura, ma continua ricevendo le vittime a casa e contrattacca con una raccolta firme.
Nel quartiere della periferia di Roma, in due anni ha portato avanti un lavoro in condizioni di totale autofinanziamento e autogestione per tutelare soprattutto le donne vittime di violenze. Donne umiliate e sbandate che non sapevano con quali istituzioni parlare e quale percorso intraprendere, ma che hanno trovato ascolto e accoglienza presso il Centro.
Sono circa 1000 le donne che in due anni sono rimaste vive. Non sono morte. Sono state aiutate nel percorso di consapevolezza del proprio valore fuori dalla coppia e sostenute in quello di denuncia dei propri uomini violenti.
Ora il Cespp non ha più tempo: ospitato gratuitamente dal maggio 2011 nei locali dell’associazione “Sirio 87”, si ritrova a subire la situazione determinata da vicende precedenti e sconosciute al Cespp. Vicende tra la “Sirio 87” e i legittimi proprietari dei locali che hanno determinato la sospensione delle attività a causa dello sfratto fissato per lo scorso 14 gennaio. Nel 1999 questi locali erano stati assegnati dal Comune a “Sirio 87”. Poi, qualche anno più tardi, si sono accorti che non erano comunali e se li sono rivenduti, nonostante l’opposizione dell’associazione.
Tor Bella Monaca è un quartiere definito a rischio, dove alto è il numero di chi sta scontando una pena agli arresti domiciliari e forte è il mercato dello spaccio.
Il Cespp ha chiesto invano aiuto al Municipio VI oltre che al Sindaco di Roma Ignazio Marino, chiedendo di poter avere un’alternativa sul territorio, come uno spazio confiscato alla mafia o in disuso. In questo quartiere sono tanti gli edifici del Comune abbandonati a se stessi. La richiesta è stata indirizzata anche alla Consigliera nazionale del ministro dell’Interno per le politiche di contrasto alla violenza contro le donne e al femminicidio, Isabella Rauti.
L’indifferenza, oggi come ieri, non è solo uno schiaffo al lavoro dei volontari, ma anche alle centinaia di donne morte durante questi anni e a tutte quelle che, per loro fortuna, sono ancora vive grazie al lavoro di chi ogni giorno cerca di fermarne la mattanza.
di Fabio Galli