«Amore mio è bellissima» dice Lianella Carell, giornalista, scrittrice e attrice romana che, tra i vari film, fu protagonista di Ladri di biciclette di Vittorio de Sica. Questa frase lei la rivolge a suo figlio Attilio e, fin qui, niente di speciale: tante madri adottano questo tenero e coinvolto tono con i propri figli. Il fatto però che sia quella cosa a essere considerata bellissima suscita un effetto di straniamento a colui che si imbatte nel contesto completo della frase. Questa cosa bellissima è infatti una sedia a rotelle: la prima sedia a rotelle di Attilio.
E proprio dalla sedia a rotelle, oggetto recante in sé una tematica molto vasta e problematica, ovvero la disabilità e le conseguenti situazioni di vita particolari che, senza cadere nella compassione, comunque provocano dei disagi di vario tipo, parte un’ironica, brillante e divertente narrazione autobiografica. Questa ha dato vita al libro Troppe Scale, titolo denunciante le barriere architettoniche, per poi sfociare in quelle metaforiche, che i disabili devono affrontare più degli altri, scritto da Attilio Spaccarelli. Lo stesso Attilio di prima, figlio di Lianella Carell, ex docente presso l’Istituto di Calcolo della Probabilità della Sapienza di Roma e che, da decenni, convive con la Sclerosi Multipla. Il testo però non è rimasto su carta stampata e, infatti, debutterà sotto forma di opera teatrale, con il titolo Il Signore a Rotelle, i prossimi 29 e 30 marzo al Teatro Gianelli di Roma.
«La conoscenza nasce dallo stupore, diceva il grande filosofo Socrate. Io del tema della disabilità non ne sapevo nulla, – afferma Lisa Colosimo, attrice e regista di Il Signore a Rotelle – ma mi sono stupita conoscendo la vita di una persona che vive per conto terzi. Sono un’attrice, seguo degli attori, chi professionisti e chi semplicemente appassionati di teatro ma lontani dalla carriera artistica e siamo stati entusiasti di difendere questo progetto, volto a stupire e , quindi, a voler poi conoscere.». Ognuno ha le proprie barriere, più o meno ostiche, da abbattere durante il corso della sua vita, ma quello che fa la differenza è l’atteggiamento con il quale queste lotte si affrontano.
La disabilità è obiettivamente una barriera molto forte. Questo problema coinvolge, solamente a Roma, circa 80 mila persone e più di 107 mila non sono autosufficienti. Dei passi avanti comunque, a livello politico e sociale, sono stati fatti; adesso molti disabili riescono a vivere una vita utile, ma di strada ce ne è ancora da fare. L’arte rappresenta un metodo originale per proseguire in questo impegno sociale. Il suo linguaggio permette di superare i confini entro i quali siamo abituati ad assorbire un certo tipo di problematica dando voce a mille altri aspetti di questa, così come è avvenuto con Il Signore a Rotelle.
Grazie quindi a una sinergia di tante espressioni artistiche, dalla letteratura all’opera teatrale fino alla fotografia, le proiezioni video, messa in moto dall’Associazione Culturale ItinerArte, Attilio Spaccarelli è riuscito a proseguire nel suo intento, ovvero quello di raccontare la propria vita attraverso la chiave dell’ironia. Un’ironia però che non ha, in questo caso, il fine di sdrammatizzare, bensì quello di scardinare i luoghi comuni, mescolare le carte in tavola, creare disordine e capovolgere i ruoli: la persona additata, compatita, allontanata, come lo è stato Attilio nel suo duello con la disabilità, diventa colui che osserva, che addita, ma senza rancore, anzi, con dolcezza, sorriso e genuina spontaneità.
Questa leggerezza nell’affrontare il tema però non esula da riflessioni e sensazioni profonde anche da parte degli stessi attori che si sono cimentati, per esempio, nei panni di Attilio «Per me è stata una difficoltà enorme interpretare Attilio, in primis a livello fisico. Poi non riuscivo a operare quel compromesso tra gioco, che doveva scaturire da una visione dissacrante del problema, e impegno sociale e immedesimazione nella vita dei disabili. Alla fine però questa impresa mi ha sensibilizzato su un tema molto delicato e mi ha portato a essere molto più attento nei confronti dei disabili che incontro nella quotidianità». La coscienza di Pietro, giovane attore che interpreta la parte di Attilio in Il Signore a Rotelle, così come quella di tutti, adesso ci ha guadagnato e altrettanto avverrà per gli spettatori dell’opera e per i lettori del libro.
Ilaria Petta