SEGNI – Domenica 30 marzo “C’era na volta..la Calecara” del comitato di quartiere di “Piazza Risorgimento – derèto alla Mola”: uno spaccato della vita di un tempo, una operazione culturale del recupero delle tradizioni, ambientata ai primi del ‘900. Si inizia alle 10,30 con la mascalcia e i forgiatori della squadra a Cavallo della Polizia di Stato, insieme a Stefano “Baffitto” forgiatore di livello internazionale e altri 3 di livello nazionale; l’apertura degli stand “Antichi Mestieri”; alle 12,30 ferratura dei muli. Alle 15 i bambini giocano: riscopriamo i giochi del passato, mentre si preparerà la “cotta i magnata” con il latte. Alle 15,30 accensione della Calecara; dalle 16 i maniscalchi forgeranno i ferri di cavallo piccolini per i bambini, alle 17 “stornellando in allegria” fino in serata e, alle 18,30, apertura stand gastronomico.
“Come una volta, questo è stato il filo conduttore che ci ha portato a pensare prima e realizzare poi “C’era na volta la Calecara”. Con questo spirito – ci spiega il Presidente Giovanna Speranza – siamo andati alla ricerca delle tradizioni del passato. Senza radici non si ha futuro. Parlando con gli anziani, memoria storica e nostro patrimonio culturale, fucina vivente dello scorrere del tempo e custodi preziosi dell’identificazione del territorio, abbiamo studiato le componenti da inserire nella festa che si farà in piazza. Dal recupero culturale delle tradizioni, ai riti, ai suoni che si ascoltavano un tempo, alla musica.
Per questo motivo – continua il Presidente – abbiamo costruito una palizzata che circonda l’intera piazza dove si innalzerà, al centro, la Calecara, una palizzata che nasconda parzialmente all’esterno ciò che dentro succede. Oltrepassarla è quasi come fosse l’entrare dentro la macchina del tempo, per ritrovarsi proiettati indietro negli anni, ai primi del ‘900, alla vita dei nostri nonni, alle loro giornate scandite dai ritmi del tempo e dall’alternarsi delle stagioni. Nell’interno tutti sono vestiti come all’epoca: le donne con le “varnelle”, e gli uomini con i pantaloni di velluto, cappelli e camicie a quadri.
Gli stand degli antichi mestieri coronano questo viaggio nel tempo: cestaio, mestieri del latte, massaia che fa la pasta in casa, giochi dei bambini dell’epoca, immagini di un tempo che fu. I maniscalchi ferrano i muli, come una volta, attività che richiedeva bravura, abilità e serietà per non mettere a repentaglio l’incolumità dell’animale, patrimonio della famiglia. Nell’aria le canzoni: le prime note sono un omaggio alla tradizione romana, per passare poi agli stornelli e sfottò di osteria. A conclusione di questo tour musicale, i brani degli anni ’30-’50 con Nilla Pizzi, il Trio Lescano, Carlo Buti, Giorgio Consolini, il Quartetto Cetra ed altri. Ad oltranza, un cd di effetti sonori contribuirà pienamente ad immergerci nell’atmosfera del tempo: chiudendo gli occhi e ascoltando ci si ritrova magicamente proiettati alla vita dei nostri nonni, corollario perfetto dell’insieme.
Insomma – spiega ancora Giovanna Speranza – una Calecara “emozionale”, di tradizioni, ma senza dimenticare il lato mangereccio: come una volta mangeremo insieme le “sposette”, (i pop corn), cici ‘ngiongi”, fagioli cotti alle pignate alla brace della calecara, pizza di polenta, la “cotta i magnata”, le bruschette, e in serata panini con salsicce e verdura e, per i bambini una vera chicca, dei piccoli ferri di cavallo forgiati sul momento. Un ringraziamento a tutto il Direttivo “Piazza Risorgimento – derèto alla Mola” – conclude il Presidente Speranza – e a tutti i residenti del quartiere, al Comune, a Don Claudio Sammartino, a Enzo Vittori di Cinecittà per le scenografie, allo studio di registrazione di Eugenio Struglia, a Cecilia della Ars Nova, alla Polizia di Stato e a Stefano Baffitto, a Enea Pantoni per il formaggio, a Danilo il cestaio, a Elisa e i bambini del catechismo, alla stampa per il prezioso lavoro di informazione, alle forze dell’ordine e a tutti quelli che con il loro apporto hanno contribuito alla buona riuscita della Calecara”