Di questa antica famiglia originaria di Domaso, sul lago di Como, si hanno le prime notizie con un Gherardino, di Gherardo, giudice del borgo di Colico nel 1220, i cui discendenti nel 1399; ottennero particolari esenzioni e privilegi con una lettera del duca Gian Galeazzo Visconti.
Questo casato si divise in più rami, uno dei quali, passato a Roma, fu ascritto a quella nobiltà in persona di Giacomo, conservatore di Roma nel 1457. Un Giambattista (1566-1667) fu podestà di Colico. Suo figlio Giacomo Antonio (1642-1718) si trasferisce a Como dove costruisce il Palazzo di San Bartolomeo, vicino a quello dei Volta, e accumula ingenti sostanze. Uno dei suoi figli Giacomo Francesco (1695-1782) ebbe diciassette figli fra i quali Giuseppe Francesco (1733-1774) giureconsulto collegiato di Como che sposò Maria Anna del nobile Giuseppe Antonio Majoni signore di Hüttenheim.
Nel seicento fu insignita con il titolo di conte del Sacro Romano Impero. Giacomo Antonio Sebregondi (1760 – 1849) deputato dei nobili, decurione, Podesta di Como. L’Imperial Regio tribunale araldico lombardo, con decreto del 17 marzo 1788, ne riconobbe l’avita nobiltà.
Sposa Donna Lucia Odescalchi, del nobile Giovanni, patrizio comasco, ed ebbe numerosa prole. Presente a Roma nella prima metà dell’Ottocento con Giuseppe, ascritto alla nobiltà romana nel 1835 e creato conte da papa Giovanni XVI l’anno dopo, con trattamento di don e donna, confermato con decreto ministeriale del 1889. Successivamente risiedettero a Firenze. Tra gli ultimi rappresentanti di questa famiglia è ricordato Don Luigi Francesco (1869-1954), sposato con la baronessa Maria Margherita von Tautpoheus auf Marqaurstein (1870-1969), da cui Don Giovanni Giacomo (1903-83), I sui figli Donna Barbara, Donna Ilaria, Donna Ludovica, e Don Nicolò, con i figli Don Giacomo Taddeo, Donna Giulia Gaudenzia e Donna Letizia. Lo stemma è così blasonato. Arma: interzato in fascia: nel 1° d’argento all’aquila uscente di nero, nel 2° d’oro al leone illeopardito di rosso, nel 3° d’argento a tre bande di rosso. Nella variante del ramo milanese, unitosi in matrimonio con la famiglia Ceriani, lo stemma varia con la seguente brisura: interzato in fascia: al 1º d’argento all’aquila di nero, linguata di rosso; al 2º di rosso, al leone illeopardito d’oro; al 3º d’argento a tre pali di azzurro.
Motto: Fide, consilio, manu.