Città del Vaticano. Domenica 11 maggio. La Basilica sin dalle 8 del mattino è gremita di gente, persone di varia nazionalità che condividono una fede comune, quella cristiana cattolica. Un giorno importante in cui amici e parenti sono venuti per condividere l’Ordinazione Presbiteriale all’interno della Chiesa del Vaticano. Proprio in questa domenica, peraltro, si celebra la Giornata della Vocazioni, ma il Papa ricorda anche l’importanza della mamma, nel giorno dedicato a tutte le mamme: “Vi invito a dedicare un bel ricordo e una preghiera a tutte le mamme. Salutiamo le mamme (…)”.
La messa comincia puntuale alle ore 9.30, per terminare pochi minuti prima dell’Angelus domenicale. Un’emozione indescrivibile, è un giorno importante per tutti e 13 i futuri sacerdoti. Solo 5 sono italiani, gli altri provengono da diversi Paesi: Germania, Venezuela, Cile, Equador, Brasile, Corea, Pakistan e Vietnam, quello che li tiene uniti è la Fede in Dio e la devozione. Le loro storie sono diversissime, in particolare per coloro che provengono da Paesi in cui non è possibile professare il proprio culto liberamente e un giorno forse torneranno lì per continuare la propria missione di sacerdote.
La Dottrina non è vostra, ma del Signore, rimanete fedeli a Lui, riconoscete ciò che fate. Per amore di Gesù non stancatevi mai di essere misericordiosi, per favore. Abbiate quella capacità di perdono che avuto il Signore, venuto a perdonare. Se vi dovesse venire il dubbio di essere troppo perdonatori, allora ricordatevi di quel racconto che vi ho fatto, quello di un sacerdote che davanti al tabernacolo chiedeva: “Scusa Dio se perdono troppo, ma tu m’hai dato il cattivo esempio.”
Così esordisce Papa Francesco, dopo aver compiuto tutti i riti secondo i quali avviene l’ordinazione sacerdotale, facendo anche sorridere l’assemblea presente. Infatti, l’omelia è l’unico momento durante il quale il Santo Padre può dire ciò che vuole trasmettere ai nuovi sacerdoti, al di là delle convenzioni rituali delle Liturgie ecclesiali.
Il Papa prima di riprendere la Liturgia fa una riflessione, davanti ai novizi e ai tanti fedeli che lo seguono anche dalla Piazza e da Via della Conciliazione, sul ruolo del sacerdote nel sacramento della confessione, “Vi dico, davvero: a me fa tanto dolore quanto trovo gente che non va più a confessarsi perché è stata bastonata, sgridata. Hanno sentito che le porte delle chiese gli si chiudevano in faccia! Per favore, non fate questo: misericordia, misericordia! Il buon pastore entra per la porta e la porta della misericordia sono le piaghe del Signore: se voi non entrate nel vostro ministero per le piaghe del Signore, non sarete buoni pastori”, ricordando ancora una volta quanto sia importante la Misericordia.
I riti della celebrazione sono molti durante i quali si alterna il latino alla lingua italiana.
Finita la liturgia un applauso accoglie i nuovi sacerdoti nella Chiesa, e al passaggio di Papa Francesco nessuno riesce a resistere a non salutarlo.
All’uscita, migliaia di persone dalla Basilica si aggiungono alle già tante migliaia di fedeli che gremiscono Piazza San Pietro in attesa dell’Angelus. Le comunità sul sacrario si salutano, si abbracciano e in varie lingue e modi differenti auspicano ai propri amici o parenti sacerdoti un augurio nel nuovo cammino sacerdotale. Particolare nella gestualità di alcune popolazioni asiatiche è l’inchino che viene fatto inginocchiandosi davanti al nuovo sacerdote, in segno di rispetto, benedizione, augurio e umiltà. Altrettanto variegati sono i vestiti, molti laici di comunità asiatiche come Pakistan, India e Giappone, indossano abiti tipici da cerimonia dai mille colori. La Piazza, però, come del resto ogni domenica, è già colma striscioni e bandiere provenienti da tutto il mondo, Brasile, Cina, America Latina, colorando di canti e di “pathos” tutta l’assemblea.
Dopo l’Angelus ogni comunità va, proprio come in una festa, va a celebrare il grande giorno in ristoranti o altri posti adibiti all’occasione, per condividere anche in modo conviviale la gioia che ogni novizio trasmette dal suo sorriso.
di Katiuscia Carnà