Buongiorno, Lorenzo Ciampoli, Lei è il responsabile per Roma dell’associazione Voglio la mamma che nasce dal libro Voglio la mamma di Mario Adinolfi.
Come si spiega il successo del libro?
La mia impressione è che tante persone, molte più di quanto ci vogliano far credere, condividono gran parte delle tesi avanzate da Adinolfi.
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla progressiva negazione di un dibattito intorno ai temi essenziali che il libro analizza, tanto nei partiti quanto nella società civile: piuttosto che discutere su questi temi si tende a mettere all’indice chi manifesta una idea diversa da quella dominante nell’attuale quadro culturale.
In questo contesto penso che Voglio La Mamma, che non è un opera monumentale ma un semplice libretto ben scritto e – sopratutto – supportato da dati puntuali e inconfutabili, abbia scosso le coscienze di molti che da un po’ di tempo a questa parte si sono sentiti quasi in uno stato di inferiorità culturale rispetto a quello che viene presentato come un comune sentire.
Negli ultimi anni è stata fatta passare l’idea che la difesa delle tesi riportate in VLM possa essere solo appannaggio di un mondo bigotto e tendenzialmente riferibile conservatore e di destra retrograda; Adinolfi ha invece mostrato quanto siano fondamentali queste tematiche e quanto appartengano sopratutto al bagaglio culturale della sinistra, che per sua vocazione dovrebbe lottare sempre per i soggetti più deboli, come sono la mamma e suo figlio.
La nostra associazione vuole coinvolgere e dare forza a tutte le persone che si riconoscono nelle posizioni di VLM, per resistere ad una ideologia alla moda spacciata come movimento di civiltà.
Secondo Lei perché prevalgono decisamente le politiche di disgregazione della famiglia?
L’azione di Mario Adinolfi e dell’associazione nasce in opposizione ad un assunto che in questo momento sembra prevalere, ovvero ciò che diceva Sartre: ‘l’inferno sono gli altri’.
A mio giudizio nella nostra epoca prevale la disgregazione delle relazioni e della relazione per eccellenza, quella tra una madre e il suo bambino, per motivazioni culturali e di bilancio.
Il nostro mondo occidentale preferisce riconoscere o inventarsi diritti individuali piuttosto che supportare la famiglia, cellula fondamentale della società che, in quanto tale, è ‘unione di più persone’.
In tempo di crisi economica, assieme a queste tendenze culturali, operano gli Stati e le amministrazioni locali, che per far tornare i conti, dimenticano l’opera che le famiglie fanno per la collettività.
Da questa alleanza tra interessi economici e potere culturale viene fuori tutto il resto.
Gli Stati preferiscono incoraggiare gli aborti di bambini con più o meno importanti patologie genetiche piuttosto che aiutarli a vivere una vita che sia la più dignitosa possibile; le amministrazioni cittadine spendono soldi dei contribuenti per divulgare tra gli studenti ideologie gender di cui non si sente la necessità mentre le scuole cadono letteralmente a pezzi; le famiglie sono lasciate sole di fronte alla nascita di un bambino, senza che venga loro dato un reale supporto economico e di strutture come gli asili nido, cui molti non possono accedervi.
Una società che preferisce seguire le mode del momento e risparmiare su infrastrutture e investimenti per le famiglie, nuclei originari del vivere comune, è destinata a scomparire.
É vero quello che dice Papa Francesco, che culturalmente ed economicamente ci stanno imponendo una cultura dello scarto a cui non bisogna chinare la testa.
Noi ci opporremo a tutto questo, avendo ben presente che accusiamo una ideologia e non le persone, questo per noi è fondamentale: non si tratta, ad esempio, di mettere alla gogna chi fa la scelta dell’aborto, soluzione sempre tragica per una donna, ma di denunciare uno Stato ed un contesto benpensante che lascia sola quella madre, dicendole che in tempo di crisi è meglio non prendersi la responsabilità di crescere un figlio, meglio eliminarlo.
La teoria gender è stata definita dittatura, condivide?
L’esperienza novecentesca ci ha insegnato che una ideologia, per potersi affermare, deve conquistare spazio assoluto in ambito politico, economico e culturale.
La teoria gender si sta rapidamente affermando nella nostra società e i margini per contrastare questo ‘falso mito di progresso’ paiono ridotti, ma c’è ancora spazio per resistere all’imposizione di questa ideologia e noi ci impegneremo in tal senso.
Cosa sta facendo l’associazione a Roma, come è possibile, per i semplici cittadini, collaborare ed eventualmente segnalare specialmente in ambiente scolastico situazioni diciamo “non ragionevoli”?
Voglio La Mamma è un bimbo appena nato sui social network, dove ha trovato grandi consensi.
Nei prossimi giorni ci incontreremo per la prima volta con tutti gli aderenti per definire priorità e modalità di azioni sul territorio.
Chiunque può contattarci all’indirizzo e-mail vogliolamamma.rm@gmail.com e alle pagine di VLM Roma su Twitter e Facebook