Domenica si torna a votare e, anche se qualcuno vuol far intendere che «queste elezioni non hanno valore politico», questa è la prima vera prova del governo Renzi che di fatto è un governo non eletto dai cittadini.
Il voto è qualcosa di estremamente serio. È la massima espressione della democrazia. Proprio per questo è fondamentale comprendere alcuni concetti di base che ruotano intorno al tema delle elezioni e che, spesso, l’elettore non ha chiari anche a causa di una scarsa informazione.
Non voto, astensione, annullamento scheda e rifiuto non sono sinonimi, ma concetti estremamente diversi tra loro e che tornano più che mai di attualità vista la grande disaffezione degli elettori alla politica attuale.
La scelta che spesso prevale tra chi vuole protestare nel nostro paese è l’astensione. «Non vado a votare perché non serve a nulla». È lo schieramento in maggiore crescita ed espressione di un malcontento generale. Chi fa questa scelta non influenza il conteggio dei voti.
Un’altra scelta possibile è la scheda bianca. In questo modo l’elettore, che si reca a votare senza apporre scelte, aumenterà la possibilità di brogli elettorali che potrebbero avvenire qualora uno scrutatore riuscisse ad apporre una croce sulla scheda bianca al momento dello spoglio.
La scheda nulla è quella che viene compilata in modo non conforme per errore e volontariamente. Queste schede non influiscono sul voto finale, ma possono rappresentare un voto di protesta o istruzioni di voto non chiare.
Molte persone ultimamente rifiutano di ritirare la scheda. Questa scelta equivale all’astensione. Di fatto non influisce sul voto finale e neanche sull’affluenza alle urne.
In conclusione, in tutti questi casi non si ha voce in capitolo sull’esito finale delle elezioni e sull’assegnazione finale dei seggi. Se non voti ai politici non importa nulla. La protesta non si esprime né con la scheda bianca né restando a casa… piuttosto esercita e se vuoi protestare esprimi il tuo diritto annullando la scheda scrivendoci “nessuno dei candidati mi rappresenta”.
di Fabio Galli