I docenti precari della scuola italiana si organizzano per protestare contro le ultime innovazioni del Ministero dell’Istruzione Giannini. Il malcontento nasce dalla possibilità di istituire un nuovo concorso a cattedra, quando non sono stati ancora assorbiti tutti i vincitori del vecchio e i 7000 idonei. Partirà, inoltre, un altro TFA (Tirocinio Formativo Attivo) che – allo stesso modo – non potrà garantire occupazione a colore che ne usciranno abilitati.
Perché istituire tanti corsi e concorsi, dunque? «Per rimpolpare le tasche dello stato e delle Università», sostengono gli organizzatori della manifestazione. Oltre al TFA, a garantire entrate all’Università ci pensa il PAS (Percorsi Abilitanti Statali), riservato ai docenti non abilitati con almeno 3 anni di servizio. I precari del PAS hanno speso dai 2000 € in su per potersi inserire, al termine del corso, nelle graduatorie di istituto, dove verranno scavalcati da quelli del TFA, cui il ministero ha deciso di attribuire un punteggio sensibilmente maggiore. I precari del PAS, tra l’altro, hanno superato i tre anni di servizio, pertanto, secondo la normativa europea, risulterebbero automaticamente abilitati. Ma «la normativa europea viene tranquillamente aggirata», suggerisce una delle organizzatrici della manifestazione.
«Non è una scelta coerente con le necessità di quelle persone che con devozione hanno svolto il delicato lavoro dell’insegnante in tutti quest’anni, senza nessuna garanzia», così il manifesto cui affidano le motivazioni della loro protesta. Si tratta di docenti che, il più delle volte, hanno accumulato anni di servizio, e che ora, costretti di nuovo al ruolo di studenti, vivono con il timore costante di stare a buttare tempo e denaro.
Elisiana Fratocchi